PERUGIA - ''Il sistema economico provinciale sconta una scarsa apertura verso il commercio estero (18,9% a fronte del 42,7% della media italiana) e una limitata propensione all'export (11,5% a fronte 21,2% in Italia). Tuttavia, nel manifatturiero, nei primi nove mesi del 2010 piu' di una impresa su quattro (27%) ha operato sui mercati esteri''. E' quanto ha affermato il presidente della Camera di commercio di Perugia, Giorgio Mencaroni, illustrando i dati di una indagine dell'ente camerale sulla internazionalizzazione delle imprese del settore manifatturiero nella provincia.
Sempre con riferimento alle aziende esportatrici e' da segnalare come le difficolta' derivanti dalla crisi non abbiano inciso troppo negativamente sull'andamento delle vendite dei prodotti locali sui mercati internazionali. Le aziende impegnate sui mercati internazionali - riferisce un comunicato della Camera di commercio - sono principalmente quelle di dimensione maggiore, sia in termini di fatturato (si va dal 10% delle imprese con un fatturato fino ai 301 mila euro al 75% di quelle con un volume d'affari oltre i 5 milioni di euro), sia in termini di numero di addetti), indice del fatto che tali attivita' necessitano, in genere, di una forma organizzativa piuttosto strutturata.
Le imprese manifatturiere quantitativamente piu' operative in tal senso sono le imprese non artigiane (il 44% delle intervistate) piuttosto che quelle artigiane (il 10%). Le imprese di piu' antica costituzione sono piu' presenti nei mercati internazionali. Inoltre si sta affermando, anche in provincia di Perugia - ha spiegato Mencaroni - un nuovo modello di fare impresa, in cui grandi e piccole imprese diventano parte di un sistema piu' vasto, in grado di fronteggiare la sempre maggiore pressione competitiva derivante dalla globalizzazione dei mercati''.
In merito agli ostacoli che si incontrano nell'operare all'estero, gli imprenditori locali denunciano innanzitutto l'eccessiva onerosita' delle operazioni; ma difficolta' importanti derivano anche dalla legislazione del Paese obiettivo e dalla dimensione dell'azienda. Quasi il 30% degli intervistati ha tuttavia affermato di non aver riscontrato alcun ostacolo.
Per quanto riguarda i servizi messi a disposizione dalle istituzioni pubbliche o private, al primo posto viene segnalata la fornitura di informazioni economiche sui Paesi. Al secondo posto viene l'assistenza legale in tema di internazionalizzazione. Al terzo, un servizio di tipo promozionale e precisamente la partecipazione a fiere e mostre (14,8%). Seguono i contatti con referenti all'estero, le informazioni su finanziamenti nazionali e internazionali, e le segnalazioni sulle opportunita' d'affari.
Ben il 44,4% delle imprese internazionalizzate afferma, in ogni caso, di non far uso di questo tipo di servizi. Dichiarazioni che, se da un lato suggeriscono un buon grado di autonomia delle imprese, dall'altro potrebbero indicare una scarsa conoscenza degli imprenditori locali sui servizi a loro disposizione. ''Su questo fronte la novita' del 2010 - ha sottolineato il presidente Mencaroni - e' la ricostituzione del nuovo Centro estero dell'Umbria da parte delle Camere di commercio di Perugia e Terni e della Regione dell'Umbria''.
Per le imprese non operative nei mercati internazionali, l'ostacolo primario e' rappresentato dalla dimensione dell'azienda (15,1%) e dai costi troppo elevati (12,3%). Gli ostacoli che queste imprese incontrano non sono, invece, da ricondurre ad un prodotto non competitivo, o alla mancanza di un management adeguato.
Per quanto riguarda i servizi di assistenza che andrebbero potenziati o creati, gli intervistati mettono al primo posto gli incentivi finanziari e al secondo l'assistenza alla ricerca di partner. Sul fronte degli obiettivi strategici nei prossimi due anni, il 54% degli imprenditori adottera' una strategia di tipo conservativo, orientata semplicemente a preservare il proprio mercato.
Mencaroni ha intanto sottolineato che ''i risultati dell'export nei primi sei mesi del 2010 sono incoraggianti, con una crescita rispetto al primo semestre del 2009 del 22,6% su base regionale e del 3,5% in provincia di Perugia. Ovviamente va tenuto conto del fatto che nel 2009 l'export subi' arretramenti vistosi (- 31% in Umbria nel primo semestre e -19,5% a Perugia). Resta il risultato positivo che riteniamo possa essere ulteriormente migliorato nel secondo semestre del 2010''.
 

Condividi