L'Umbria ha un futuro?

di Marcello Bigerna
PERUGIA - Gli accadimenti di questo ultimo periodo, che riguardano soprattutto le Regioni, mi fanno ancora una volta riflettere: “la Regione Umbria ha ancora ragione di esistere ???”
Molte persone con cui mi confronto su questo argomento pensano di no e mi dicono.
In una visione, ormai certa, di Unione politica Europea e di Stati Uniti d’Europa non ha senso una Regione di 850 mila abitanti. In Germania vivono 80 milioni di persone, ci sono 16 Regioni ed è in corso una riforma che le ridurrà a 13 o forse meno. In Italia vivono 60 milioni di persone e ad oggi ci sono 20 Regioni. Una semplice equazione ci direbbe che nel nostro Paese sarebbero sufficienti 10 Regioni, esattamente la metà delle attuali.
Cerco di rispondere opponendo la storia, l’identità delle nostre Regioni, l’identificazione dei cittadini con il loro territorio, la necessità di una Regione come l’Umbria, cuore verde d’Italia, fatta di tante terre di confine che fanno da cerniera con le Regioni vicine.
Mi vengono subito messi davanti i numeri: e quanto fatto fino ad ora. Che ragione ha di esistere una Regione che costa (dati 2011) per il suo funzionamento 50 milioni di euro contro i 32 per le politiche sociali soprattutto in questo periodo di crisi economica e di fronte allo sperpero di denaro pubblico nelle Regioni ??? Che ragione ha di esistere una Regione con decine di enti inutili, improduttivi, che costano alla collettività milioni di euro ??? Che ragione ha di esistere una Regione dove sono state varate quattro riforme di riassetto istituzionale nessuna delle quali definitiva e che affrontasse la questione in maniera complessiva, organica e con uno sguardo verso il futuro ???
Mi arrendo, avete ragione voi.
“La Regione Umbria non ha più ragione di esistere”, se si guarda al futuro, agli Stati Uniti d’Europa, ecc, ecc.
Ripercorro la mia storia e mi dico che La RETE teorizzava, già nel 1991, L’Europa delle Regioni e che quando si è scelto di dare vita all’Euro si è detto che era un passaggio forzato per arrivare all’Unione Politica che altrimenti non sarebbe stata mai attuata.
Questo processo, ormai irreversibile e necessario, però non sarà un processo a brevissima scadenza. Avrà un tempo in cui potremo partecipare anche noi alla costruzione degli Stati Uniti d’Europa e contribuire affinché sia l’Europa dei Cittadini e non delle banche, dello spread e della speculazione finanziaria, sia l’Europa dei Valori e non del dio denaro, sia l'Europa di De Gasperi, degli statisti che guardano al futuro delle nuove generazioni e non delle appartenenze e dei politici che guardano solo alle prossime elezioni.
In questo l’Umbria e gli Umbri sono chiamati a fare la loro parte e “ri”costruire un modello di Regione che sia da esempio e guardi al futuro in modo da lasciare, quando sarà il momento, all’Europa un modello da seguire e alle nuove generazioni un’Umbria migliore di quella che ci hanno dato in prestito al di la dei confini geografici che saranno.
Se tutto questo è vero, come è vero, allora fermiamoci e iniziamo a ragionare senza pensare il tutto in funzione delle prossime elezioni consapevoli che se hai memoria del passato e speranza nel futuro vivi la sconfitta come una normalità, ma se vivi l'eterno presente, se sai che non c'è ieri e non c'è domani, una piccola sconfitta diventa la morte, una piccola vittoria il trionfo.
Lo so, soprattutto per chi è un po’ la con gli anni ed è abituato (o costretto) a pensare solo al presente ed ha come modello di riferimento i riti della vecchia politica sarà difficile, forse sarà impossibile, ma chiediamo anche a loro questo sforzo, questo cambiamento di prospettiva, questo non ragionare più per recinti e appartenenze.
Fermiamoci e guardiamo l’Italia e l’Umbria in un contesto Europeo, di Stati Uniti d’Europa e proviamo a disegnare un modello di forma di governo del territorio che sia efficace, efficiente, solidale, che si fondi sul principio di sussidiarietà e che sia replicabile qualsiasi sia il futuro assetto istituzionale nazionale ed europeo.
Il documento del CAL (approvato da tutti i Comuni dell’Umbria) ci indica una strada percorribile.
La strada di una riforma complessiva dell’assetto istituzionale e della pubblica amministrazione del nostro Paese.
Una riforma che dia l’avvio ad un processo vero e complessivo di riforma dei livelli di governo e del ruolo delle autonomie locali.
Non ha alcun senso abolire alcune Province ed altre no ed arrivare all’assurdo dell’Umbria con una sola Provincia come Ente di Secondo livello e poi avere una Regione con un solo Ente di area vasta, 12 Unioni dei Comuni, ATO, Agenzie, Consorzi e i tanti Enti inutili.
In questo quadro e in questa ottica io ne propongo questo modello:
· Regione che programmi e legiferi (a riforma complessiva attuata un consigliere ogni 200.000 abitanti, un assessore ogni milioni di abitanti, e minimo 5.000.000 di abitanti)
· Enti territoriali di area vasta che gestiscano servizi comuni, beni comuni, ambiente, territorio e politiche sociali (un consigliere ogni 40.000 abitanti, un assessore ogni 200.000 abitanti e minimo 400.000 abitanti. Al netto delle città metropolitane)
· Corrispondenti all’Ente territoriale di area vasta un’ ASL e un’ Azienda Ospedaliera
· Un Ente di Sviluppo (Agricoltura, Industria, Commercio, Turismo, Artigianato, Terzo Settore, Cultura, Grandi eventi) diviso in Gal Territoriali (si sceglie questa forma per attrarre finanziamenti europei) omogenei per storia, cultura e coesione sociale
· Comuni per l’erogazione di servizi al cittadino (minimo 5.000 abitanti)
· Via tutti gli Enti, le agenzie, i consorzi e i vari enti inutili
Come ha detto il Presidente Di Pietro a Vasto i due pilastri su cui deve fondarsi la politica di IDV (io aggiungo tutta la politica) sono l’EUROPA e i GIOVANI. L’Europa come visione e i Giovani come futuro.
Se sapremo coniugare visione e futuro allora avremo costruito qualcosa che va oltre il dio denaro, oltre le appartenenze, e oltre noi stessi. Altrimenti siamo destinati, “tutti e giustamente”, all’estinzione e il Big Bang della politica ci spazzerà via.

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