di Ilio Liberati*

PERUGIA - Provate a scalare in bicicletta lo Stelvio, la montagna di Fausto Coppi, uno dei luoghi simbolo del ciclismo di ogni tempo.

Una vetta dove lo sport diventa materia di epica.
Adesso immaginate uno che cercherà di scalarlo su una carrozzina. Ci vogliono 8, forse 9 ore di fatica, sudore, tenacia, perché mille volte ti verra' in testa la tentazione di piantarla e mille volte i muscoli si rifiuteranno di proseguire.

E' quello che fara' un ragazzo delle nostri parti, Luca Panichi, che precederà il Giro d'Italia su quella salita e vincerà la tappa. Sì, perché chiunque arriverà primo sullo Stelvio, e sara' comunque un grande campione, il vincitore sara' Luca, con la sua carrozzina spinta su a forza di braccia e con la sua idea di sport.
Lo sport fatto di lealtà e sacrifici, di voglia di superarsi e di vincere con la faccia e le vene pulite.
Un esempio, per usare una parola abusata, in un periodo in cui le classifiche dei campionati del pallone vengono riscritte dalle sentenze sul calcioscommesse e quelle del grande ciclismo professionistico dai risultati dell'antidoping.

Dobbiamo essere orgogliosi di Luca, che non fa le bizze di campioni strapagati che si permettono pure di fare da cattivi esempi ai ragazzi che li adorano, che non va sulle prime pagine dei giornali, che ha tanto cuore da sfidare i suoi limiti.

Mi piacerebbe pensare che almeno un po' su quella salita fosse spinto da tutti noi "normodotati" che non ce la faremmo nemmeno in bici.
E certo e' bello che questa impresa avvenga al Giro, che e' molto più di una corsa.
E' mezza Italia che si riversa sulle sue strade a gridare di gioia, e' una grande festa popolare sana e festosa, e' un momento di unita'.
E quanto ne abbiamo bisogno...

*assessore allo sport del comune di Perugia

 

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