TRIPOLI - Attacchi dal cielo e dal mare, piogge di missili sulle coste libiche per costringere Muammar Gheddafi a cessare il fuoco e a porre fine alle violenze contro i civili. L'operazione Odissey Dawn della coalizione internazionale è entrata nel secondo giorno con notizie di un bombardamento su Tripoli dopo che ieri aerei francesi avevano colpito nella regione di Bengasi e almeno 110 missili cruise erano stati lanciati da Usa e Gran Bretagna. Gheddafi per ora ha reagito solo a parole: «Il Mediterraneo è diventato un campo di battaglia - ha detto ieri in tarda serata -. Attaccherò obiettivi civili e militari». Tripoli ha anche chiesto una riunione urgente del Consiglio di sicurezza e ha annunciato che non coopererà più nella lotta all'immigrazione clandestina. Prima dell'alba la contraerea è entrata in azione nella capitale libica e si sono udite esplosioni, mentre si alzavano grida di «Allah è grande».

Del bombardamento nelle prime ore di oggi su Tripoli hanno dato notizia l'Afp e la televisione di stato libica. L'attacco contro le forze di Gheddafi era cominciato alle 17,45 di ieri, dopo il via libera arrivato nel primo pomeriggio dal vertice di Parigi sulla Libia fra Onu, Usa, Ue e paesi arabi. I primi a partire erano stati quattro cacciabombardieri francesi che avevano distrutto diversi carri armati delle forze governative. A Tobruk, città dell'estremo ovest in mano agli insorti, era esplosa la gioia. Ieri mattina, il rais aveva fatto sferrare un durissimo attacco contro Bengasi con razzi e artiglieria, nel tentativo di conquistare la roccaforte dei ribelli prima dell'intervento occidentale. Dopo i bombardieri francesi, sulla Libia sono stati sparati missili Tomahawk americani e britannici, almeno 110 secondo il Pentagono, lanciati da navi e sommergibili contro batterie contraeree e depositi di carburante. In nottata Londra ha comunicato di avere anche effettuato raid aerei. Secondo la tv di stato, gli attacchi hanno provocato la morte di almeno 48 persone e il ferimento di altre 150 e colpito obiettivi civili in diverse zone del Paese nonchè un ospedale in un sobborgo della capitale. Odissey Dawn Š la pi— grande operazione militare internazionale contro un paese arabo dall'invasione dell'Iraq nel 2003. L'Italia sta fornendo un importante supporto logistico attraverso la messa a disposizione della coalizione di sette basi militari, mentre i caccia mobilitati per l'intervento militare in Libia si sono concentrati nella base di Trapani Birgi. I bombardamenti fanno seguito alla risoluzione 1973 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite del 17 marzo scorso che prevede una no-fly zone rafforzata e l'immediato cessate il fuoco per proteggere la popolazione civile.

I Tornado della Raf che hanno partecipato all'operazione in Libia hanno volato 4.800 chilometri dalla base di Marham nel Norfolk e ritorno, la missione di bombardamento più a lungo raggio dai tempi della guerra delle Falkland nel 1982. Lo ha detto il ministro della difesa Liam Fox. L'operazione di almeno 3 Tornado appoggiati da aerei da rifornimento VC10 e Tristar e da ricognizione ED Sentry e Sentinel si è coordinata da parte britannica con quella di un sottomarino della classe Trafalgar che ha lanciato missili teleguidati per abbattere le difese anti-aeree libiche su oltre 20 località della costa.

«La risoluzione dell'Onu è nettissima riguardo all'obiettivo finale: sbarazzare la Libia del dittatore Muhammar Gheddafi. Per questo il Consiglio di sicurezza ha autorizzato il ricorso a ogni mezzo, salvo l'occupazione militare del Paese. In breve tutto è lecito, o quasi». Lo dice a Repubblica il generale Wesley Clark, ex comandante supremo delle forze Nato durante la guerra del Kosovo. I raid aerei, spiega, potranno prendere a bersaglio anche il quartier generale del Colonnello. Nessun ritardo d'intervento, afferma il generale, da parte della Casa Bianca: «Bisognava stabilire delle pre-condizioni, esplorare la compagine dei ribelli, capire meglio chi fossero. Poi serviva l'assenso della Lega araba, degli alleati. E infine bisognava completare tutto il percorso diplomatico all'interno dell'Onu».

L'equipaggio di un rimorchiatore d'altura italiano è stato trattenuto nel porto di Tripoli da uomini armati: lo apprende l'ANSA da fonti qualificate, secondo le quali le persone a bordo sono otto italiani, due indiani e un ucraino. I fatti, secondo le scarne informazioni disponibili, si sarebbero verificati ieri pomeriggio, quando il rimorchiatore stava sbarcando a Tripoli dei lavoratori libici. Alcuni uomini armati, tra cui uno che si sarebbe qualificato come il comandante del porto, hanno fermato l'equipaggio, impedendo al rimorchiatore di ripartire. Gli italiani e gli altri si troverebbero tuttora a bordo.

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