UMBERTIDE - Un lavoratore di 30 anni è morto dopo alcune ore di agonia presso l'ospedale di Perugia a seguito di un incidente sul lavoro avvenuto nella notte presso l'azienda metalmeccanica Proma di Umbertide, operante nell'indotto Fiat. L'uomo è stato colpito con grande violenza da un pezzo di metallo allo stomaco. L'impatto è stato così forte da sbalzarlo di diversi metri.

La vittima era un lavoratore precario, oltre che immigrato, a dimostrazione del fatto che a pagare il prezzo più alto sono sempre le categorie più deboli.
I lavoratori e la Rsu, insieme a Fim e Fiom, venuti a conoscenza del decesso, hanno convocato immediatamente un'assemblea nella quale si è deciso il fermo dell'attività per alcune ore in tutti i turni di lavoro e una nuova assemblea nella giornata di domani, nella quale saranno approfondite le cause della morte del collega.
Fim e Fiom si stringono attorno alla famiglia del giovane operaio e ribadiscono ancora una volta che in questo momento di crisi pesantissima per il settore, la sicurezza e la salute dei lavoratori devono essere tutelate come bene primario e imprescindibile dalle aziende. Sindacati e Rsu auspicano dunque che si faccia al più presto chiarezza sulle responsabilità che hanno portato a questa ennesima tragedia.

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La Cgil dell'Umbria e la Camera del Lavoro di Perugia sulla morte dell'operaio a Umbertide

Ancora un altro. Ancora un giovane, ancora un precario, ancora un immigrato. Per di più, assunto il giorno prima della sua morte. Un altro dramma che fa a cazzotti con l'ottimismo diffuso a piene mani proprio in questi giorni dall'Inail.
L'incidente mortale alla Proma di Umbertide è l'ennesimo caso in cui a perdere la vita è un lavoratore giovane con contratto di lavoro interinale, ovvero un lavoratore in affitto.
Le parole rischiano di non avere più significato, la speranza è che ci sia una crescita culturale, che rimetta al centro il lavoro e la vita dei lavoratori e che finisca la dittatura culturale del profitto e dei mercati, dell'unico dio che sembra consacrato: il dio denaro.
Lo sconcerto di un'organizzazione sindacale come la Cgil è grande, ma vogliamo, ancora una volta, insistentemente, testardamente, rimettere al centro le uniche armi che abbiamo: la prevenzione, il rispetto delle regole, la formazione. In altre parole, quello che serve è ripensare il modello di sviluppo economico e sociale.
L'Umbria, che nel 2012 conta già 12 vittime in meno di 7 mesi, deve scrollarsi di dosso questo tragico primato delle morti sul lavoro, che continuano ad aumentare nonostante l'allargarsi a dismisura della crisi. Di questo, bisogna che tutti parlino e si preoccupino, non solo il giorno dopo la tragedia.
Per questo la Cgil si sente ancora più impegnata, perché in tempi straordinari bisogna rispondere in maniera non ordinaria, per evitare che ci sia una riduzione di attenzione e riaffermare il valore prioritario della vita umana.
Come detto, nei giorni scorsi l'Inail nazionale ci ha comunicato che le morti sul lavoro in Italia sono calate nel 2011. Sarebbe però utile ricorda all'istituto che le ore lavorate sono drasticamente ridotte dal dilagare di disoccupazione e cassintegrazione. Infatti, si muore di disoccupazione anche più che di lavoro. La Cgil, che da tempo, spesso inascoltata, denuncia questa situazione, continuerà nella sua battaglia per restituire dignità al lavoro e rompere questa scia di morte.

Cgil regionale Umbria
Camera del Lavoro di Perugia
Cgil Alta Umbria

 

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