ENNA da repubblica.it - Aveva pubblicato soltanto la notizia che il giudice aveva disposto un incidente probatorio nell'ambito di un'inchiesta su presunti abusi sessuali su due sorelline di 12 e 14 anni, ipotizzando che le indagini potessero coinvolgere altre persone. Nessun nome, nessuna dichiarazione, nessuna intercettazione. Ma per quella che il giudice ha ritenuto essere un favoreggiamento Giulia Martorana, giornalista pubblicista di Enna, corrispondente dell'agenzia Agi e del quotidiano "La Sicilia" è stata condannata a venti giorni di carcere, con la sospensione condizionale della pena, per non aver voluto rivelare al giudice la fonte della notizia.

La notizia incriminata è del 2 settembre 2008, quando l'inchiesta aperta dalla Procura di Enna aveva già portato all'arresto di un anziano, ritenuto il molestatore delle sue piccole vittime. La giornalista si era limitata a dare notizia dell'avvenuto incidente probatorio senza riportare alcuna indiscrezione sulle dichiarazioni delle due ragazzine ma ipotizzando che vi potesse essere il coinvolgimento di altre persone. Convocata prima in questura e poi in Procura, Giulia Martorana si è sempre rifiutata di rivelare la fonte della sua notizia. Così come aveva già fatto in precedenza per un'altra inchiesta a suo carico, ancora per favoreggiamento, relativa questa volta alla pubblicazione di un articolo su un fatto di cronaca nera, l'identificazione di un cadavere carbonizzato ritrovato nelle campagne di Piazza Armerina.

Giudice dal pugno duro quello di Enna contro il quale ora insorgono la Fnsi e l'Assostampa siciliana che si dicono "profondamente preoccupati e rammaricati" e parlano di "sentenza ingiusta e incomprensibile che ripropone il problema di una urgente e non più rinviabile riforma della legge istitutiva dell'Ordine dei giornalisti, che oggi non è più in grado di rappresentare correttamente la realtà della professione".

La giornalista, dal canto suo, ancora incredula per la condanna, dice: "Non appartengo alla schiera di chi si scaglia contro i magistrati per una sentenza o un'inchiesta sgradita. Il giudice ha applicato, se pure con molto rigore, una norma che non consente ai giornalisti pubblicisti di avvalersi del segreto professionale. Spero che questa vicenda serva a far aprire un dibattito sull'etica del giornalista e sulla sua tutela estendendo il segreto professionale anche ai pubblicisti che sono la categoria grazie alla quale, ogni giorno escono i quotidiani in tutta Italia".

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