PERUGIA - L’ultimo Consiglio dei Ministri, nell'approvare il decreto legislativo sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili, ha stabilito che gli incentivi del terzo conto energia verranno concessi agli impianti che saranno allacciati alla rete elettrica entro il 30 maggio 2011.

In una lettera infuocata indirizzata al Ministro Romani, Confapi Umbria ha prontamente sottolineato che tale determinazione, specie con un lasso di tempo così breve, porterà alla decimazione di molte piccole aziende che hanno già provveduto agli investimenti in forza degli incentivi in vigore e che, in tutta evidenza, non saranno in grado di allacciarsi alla rete prima della data prevista. “Qualora il decreto non venisse rettificato - stigmatizza Gabriele Chiocci, Presidente di Confapi Umbria - prevedendo un periodo transitorio per l'allacciamento degli impianti già amministrativamente avviati, tali imprese si troverebbero ad aver già effettuato gli investimenti senza poter più contare sugli incentivi previsti e programmati in fase di avvio degli stessi".

"Con un colpo di spugna -prosegue il presidente- si limita infatti l'erogazione degli incentivi in conto energia agli impianti che verranno allacciati entro il 31 maggio 2011 senza tenere conto di tutte le iniziative imprenditoriali già in corso, con pratiche avviate e finanziamenti approvati, basati sugli incentivi varati lo scorso mese di agosto e quindi solo 6 mesi fa! Da pochi mesi è stata messa in moto una macchina economica formidabile, basata sulle possibilità offerte dal terzo conto energia, che ora non si può improvvisamente fermare. Gli istituti bancari hanno già iniziato a congelare i finanziamenti concessi in forza del precedente decreto poiché dubitano dell'effettiva possibilità per le imprese beneficiarie di provvedere all'allaccio nei nuovi tempi previsti. Di tutti gli impianti già in fase di costruzione, meno del 20 % riuscirà a effettuare l'allacciamento mentre il restante 80 % si troverà con il cerino in mano: sarà un'ecatombe".

"Nel testo approvato -continua Chiocci- si evince che, per le aziende agricole che abbiano presentato alla data del primo gennaio 2011 le richieste dei titoli abilitativi, valgono gli incentivi precedenti. Perché mai non si è utilizzato lo stesso criterio per gli altri settori? Fermo restando che lo spirito del decreto appare condivisibile per quanto riguarda la sua armonizzazione ai limiti europei, appare una vera e propria dissennatezza non tenere conto delle scadenze di tutte le iniziative già avviate e pianificate anche finanziariamente e dell'impatto devastante che tale provvedimento avrà sulle piccole e medie imprese e sui loro lavoratori: in Umbria i posti a rischio sono stimati in oltre 5 mila unità".

"Confidiamo -conclude- in una presa di coscienza urgente di questo grave problema e rimaniamo sbigottiti di fronte alle prese di posizione di Confindustria che limitandosi a lodare l'aspetto positivo del decreto, e cioè quello anche da noi apprezzato circa la corretta uniformazione al resto d'Europa, si è però dimenticata della falcidia di piccole aziende che seguirà a causa del limite temporale troppo restrittivo degli allacciamenti. Evidentemente si confermano le reali esigenze della Confindustria che sono quelle di sostenere le sorti dell'Enel piuttosto che quelle delle piccole e medie imprese”.

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