Di Ciuenlai - “Prima il progetto” , “Ci vuole un congresso vero “, “basta furbate sui tesseramenti” ecc. Ecc. Niente di nuovo, chiacchiere che si fanno prima di un congresso ed in particolare di quello di ottobre del Pd umbro.

Infatti  l’argomento di cui si discute in questa devastata landa politica non è il cosa, non è il che, non è il come; è il chi. Tutti dicono che le persone vengono dopo e poi di danno da fare perché il/la loro favorito/a acquisisca consensi. Non mi soffermerò quindi su dibattiti(quelli sui contenuti) che non esistono, ma verrò dritto al dunque. E il dunque sono i nomi.

Tutto sembra pronto per il grande duello Perugia – Terni nelle fattezze di Tommaso Bori Capogruppo in regione e Tommaso De Rebotti sindaco di Narni. Candidati di parte che non riescono a unire le poche truppe rimaste sul campo. Entrambi hanno infatti alcune montagnette da scalare.

De Rebotti né ha due : Le ultime scelte fatte in sede istituzionale e soprattutto alcune nomine gli hanno fatto perdere consensi in quel di Terni. E un candidato del ternano senza Terni ha già perso in partenza. Se poi ci metti che le restanti truppe dell’ex Sottosegretario Bocci, con Daniela Porzi in testa, sono pronte a sostenerlo senza se e senza ma, capirete che i guai aumentano. Un simile appoggio presta il fianco all’accusa di rappresentare la vecchia nomenclatura, quella dei presunti scandali (le sentenze non ci sono ancora state) e, soprattutto,  delle sonore  sconfitte elettorali.

Il “perugino” Bori è invece accusato di essere troppo “socialista”. Cosa? No , no, avete capito male. Turati, Labriola, Nenni, Lombardi, Togliatti e Berlinguer non c’entrano nulla. Il termine si riferisce alla sua costante e qualcuno dice “ossessiva” presenza sui social “utile a lui ma non al partito, come si è visto nelle scorse elezioni regionali”. L’accusa è sempre quella di fare il “verginello”e di voler rappresentare il rinnovamento. “Se il nuovo è un esponente del gruppo che ha portato il Pd prima, alla perdita e poi alla sconfitta al primo turno, nel Comune di Perugia , meglio tenersi il vecchio, almeno sai cosa ti prendi. C’è tanto bisogno di collegialità, non di individualismo sfrenato”.

Insomma due candidati col bicchiere che da più sul  mezzo vuoto che sul  mezzo pieno. C’è quindi una fetta consistente del partito che è al lavoro per cercare “il terzo uomo”. Meglio se è una donna.  Ma l’ipotesi più accreditata, quella della spoletina Laureti è irta di difficoltà. La ricerca è comunque iniziata ma, per il momento, sembra aver dato esiti negativi “anzi molto negativi”.

“E’ proprio in questo frangente – afferma sconsolato un dirigente di primissimo piano dei democratici umbri -  che si vedono i danni fatti in questi anni.  Stiamo infatti cercando quello che non c’è.  E’ difficile, se non impossibile,  trovare un  leader in un partito senza avere più una classe dirigente degna di questo nome.E la conclusione sarà sempre la stessa. Chiunque vincerà sarà il frutto di accordi tra correnti, consorterie,  capi “bastoncini” ,caminetti,  patti della crostata o della torta al testo e quanto fa inciucio . Avrà bisogno di una montagna di alleanze, vista la parcellizzazione estrema di quel poco che rimane. E l’esperienza insegna;  patti larghi, amicizia corta”.

Si fa quindi  sempre più strada l’ipotesi di “farsi dare un nome da fuori”. Una/o che conosce l’Umbria ma lontano dalle faccende umbre. I palazzi romani sono pieni di corregionali emigrati per questioni politiche. Non ce n’eravamo accorti ma è partita una nuova forma di assise :  il congresso a sorpresa!

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