Sono i 38 secondi che hanno cambiato il volto del reatino e dei comuni della fascia appenninica di Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo. Centoquaranta i comuni interessati, alcuni spazzati via per sempre, 299 morti, 600 mila persone coinvolte e 60 mila le persone rimaste senza casa.
E' la fotografia del terremoto del 24 agosto del 2016, una ferita pietosa che resta ancora terribilmente aperta, dopo cinque anni da quell'orologio storico che segna ancora le 3 e 36, di una notte di distruzione e di dolore.
Cinque anni, cinque governi, cinquemila volte che è stata ripetuta la fatidica frase "non vi lasceremo soli": Fare retorica, accusare, denunciare è fin troppo facile, ricordare come non sia stato fatto nulla, ripercorrere quei momenti e fare il bilancio della tristezza di come a quella piaga se ne sia aggiunta una seconda, quella del 30 di ottobre, che colpì tutta la Valnerina.
In questi giorni leggo ricordi di ogni genere, la disperazione, il silenzio, il dolore e ritornano alla memoria immagini, filmati, voci, parole che si intrecciano come filo spinato e che danno solamente l'impressione del tempo che è trascorso.
Cinque anni di silenzi, di lavori annunciati, iniziati, di macerie da rimuovere, smaltire, di famiglie costrette in abitazioni provvisorie e, quello che è peggio, di famiglie, paesi interi, che se ne sono andate per cercare una nuova sistemazione, altrove.
E' difficile restare se non ci sono più i luoghi di lavoro, le attività, le imprese, le produzioni, difficile restare quando il Comandante Terremoto è passato e ha fatto terra bruciata intorno. Le promesse tante, infinite, le attenzioni dei primi mesi continue e costanti e poi, lentamente le altre notizie superano l'attualità, ci sono altri scenari da raccontare, nuovi dolori, le crisi di governo, il referendum, i nuovi governi, le elezioni, le maggioranze, la pandemia.
Chi ha vissuto da vicino quel terremoto ha visto l'impossibilità di una reazione, il trovarsi di fronte a qualcosa di inimmaginabile. Non ci sono mai parole per descrivere il dolore vissuto, la dignità di queste genti della montagna, le migliaia di troupe televisive, collegamenti reportage. Tutto svanisce lentamente e nel cratere resta il nulla. Vedere Amatrice cancellata con la vegetazione abusiva che prende il posto delle vie, case e piazze, lascia semplicemente basiti.
Chi ha visto e toccato con mano quel terremoto, chi lo ha raccontato conosce il valore di quel nulla cancellato dal nulla.
Arriveranno i soldi, quei fondi del piano di prestito ottenuti dal Governo Conte dall'Europa, sarà resilienza e si inizierà a ricostruire. Intanto si va avanti a protocolli, come si è sempre fatto, a decidere con la carta quello che deve essere fatto e come deve essere fatto. Il PNRR mette sul piatto un miliardo e 780 milioni di euro serviranno a ricostruire non solo le case, le attività commerciali, le chiese, gli edifici pubblici devastati dal sisma del 2016, ma anche quello del 2009. Anche quello dimenticato da 12 annin che aspetta le sue risposte. Un miliardo e 780 milioni di euro, un mare di soldi da gestire e spendere, un miliardo e 780 milioni di ragioni per non poter più avere scuse, per ricostruire bene e in fretta e in sicurezza.
L'ombra del malaffare è lì dietro a quello spicchio di sole e qualcuno ha già iniziato a denunciare infiltrazioni e radici. Sarà inascoltato e messo a tacere, in fondo chi volete che possa credere che al malaffare possa interessare questo mare di quattrini? Oggi è un anniversario di tristezza, di dolore e soprattutto di vergogna, un anniversario che noi vogliamo vedere con ottimismo, con speranza e fiducia. In fondo la speranza non costa nulla ed è sempre, da tempo immemore, l'ultima dea.

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