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TORINO - L'incendio alla Thyssenkrupp? E' il prodotto ''di una politica aziendale''. E i vertici del colosso dell'acciaio ''sapevano che a Torino si correvano dei rischi''. Con queste parole i pm hanno ribadito, all'udienza preliminare, le loro richieste di rinvio a giudizio per l'incidente del 6 dicembre scorso, costato la vita a sette operai. Ad essere chiamati in causa sono sei dirigenti piu' la stessa multinazionale (nella veste di persona giuridica) perche', come ha precisato il procuratore Raffaele Guariniello, ''i reati sono stati commessi nell'interesse della societa'''. Lo dimostrano, per l'accusa, gli elementi illustrati dal pm Francesca Traverso. Nel febbraio del 2007, qualche mese dopo il rogo che devasto' uno stabilimento in Germania, la Thyssenkrupp convoco' una riunione per parlare del problema incendi. Incalzata anche dalla compagnia assicuratrice, la dirigenza stanzio' dei fondi per opere di miglioria. Che a Torino, pero', non furono eseguite: la sede era sul punto di essere trasferita a Terni. Via da una citta' che, in un memorandum interno sequestrato dalla guardia di finanza, viene dipinta come unluogo difficile per una fabbrica: una ''culla delle Brigate Rosse'', dove i maggiori sindacalisti provengono dalla ''scuola torinese filocomunista'' e dove il magistrato Guariniello conduce indagini ''controverse'' ostentando ''intransigenza'' verso le industrie. Ma non e' stato il trasloco in Umbria a far chiudere la sede: e' stato l'incendio del 6 dicembre, quello che per l'accusa si doveva abbondantemente prevedere. Quando la pm Laura Longo ha ricostruito l'accaduto, le mamme e le sorelle delle vittime sono uscite dall'aula: ''Non ce la facciamo ad ascoltare come sono morti i nostri cari''. Nel memorandum, scritto una decina di giorni dopo, la colpa dell'incidente viene attribuita agli operai. C'era un nastro che scorreva irregolarmente spandendo scintille ma l'allarme non scatto': forse il personale non era al proprio posto. ''Una squadra attenta (non era per niente stressata perche' non c'era produzione in corso: era concentrata a fare una pausa) avrebbe dovuto accorgersene. Un'azione tempestiva avrebbe potuto evitare il primo incendio''. E' possibile che la linea difensiva dell'azienda, al processo, sara' completamente diversa, meno dura. Ma il documento, in aula, e' stato brandito da Sergio Bonetto, uno degli avvocati di parte civile, per lanciare strali contro la multinazionale. L'imputazione piu' grave, l'omicidio volontario con dolo eventuale mossa all'ad Harald Espenhahn, potrebbe portare la causa - e sarebbe la prima volta in Italia per un incidente sul lavoro - in Corte d'Assise, come i delitti di mafia. Condividi