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PERUGIA - Per nulla soddisfacente la situazione ambientale fotografata dalla quindicesima edizione di "Ecosistema Urbano" che vede Perugia scendere dal 5° posto del 2007 al 14° di quest'anno e Terni 31esima in classifica. L'esame dei 125 indicatori di Ecosistema Urbano di Legambiente restituisce un'immagine delle due città umbre non soddisfacente, dove emergono forti criticità soprattutto per quanto riguarda il dato sui rifiuti, la mobilità e il traffico e la qualità dell'aria. Immagine che può riflettere la condizione di tutta la regione. L'Umbria è una delle regioni d'Italia con il maggior numero di auto circolanti con 70 autovetture su 100 abitanti a Perugia e 66 su 100 abitanti a Terni. Dato che sicuramente non potrà trovare miglioramento visto che la Regione continua ad investire prioritariamente nell'infrastrutturazione stradale, piuttosto che in una mobilità regionale più sostenibile, basata soprattutto sul trasporto pubblico e ferroviario. La criticità ambientale della mobilità e del traffico è strettamente collegata la insufficiente qualità dell'aria che rileva su Perugia e Terni emissioni tali da rendere critica la salute delle persone e dell'ambiente. Altro indicatore negativo è sicuramente quello dei rifiuti che registra oltre ad un'alta percentuale di produzione pro capite (Perugia al 87° posto con 710 Kg/an/ab e Terni al 67° con 610kg/an/ab), una raccolta differenziata ancora al palo. Rispetto agli obiettivi fissati dal Decreto Ronchi che stabiliva una raccolta differenziata al 35% per il 2003 e al 45% nel 2006 ancora la città di Perugia è ferma al 24,9% e quella di Terni arretra al 25,9%. "Anche quest'anno risulta evidente che l'Umbria, con i suoi due capoluoghi, rimane una delle regioni con una qualità ambientale media, soprattutto se paragonata alla situazione di grave arretratezza del meridione d'Italia – commenta Alessandra Paciotto, presidente di Legambiente Umbria – dove però pesa la dittatura della criminalità organizzata e dove gli ecoreati (abusivismo, traffico illecito dei rifiuti, ecc) sono tra le prime voci del business criminale". "Ma l'Umbria appare immobile – continua la Paciotto – se raffrontata con il dinamismo impresso dalle buone pratiche sia nelle amministrazioni, che tra la cittadinanza di molte realtà del Nord Italia e del Nord Europa. Questi dovrebbero essere gli esempi da imitare, considerando anche le grandi opportunità per nuova imprenditorialità e per la creazioni di nuovi posti di lavoro legati a quella riconversione ecologica dell'economia oramai non più rinviabile". Condividi