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Che dire di Renato Sellani, uno dei migliori pianisti italiani contemporanei? Questo giovanotto di 80 anni che migliora con il tempo che passa, come il vino di gran classe? Come definire quel tocco raffinato e intimo, sorretto dalla tecnica perfetta, dal fraseggio sicuro, quel suo pianismo asciutto, sottile, eppure colmo di umori, per cui ogni ascoltatore riceve emozioni e sentimenti come se il pianista suonasse soltanto per lui? “Omaggio a Gershwin”, è stato ieri sera il brano di apertura di “Gubbio No Borders” al chiostro di San Pietro, un assolo per qualche minuto, al quale si sono uniti Massimo Manzi alla batteria e Massimo Moriconi al contrabbasso. Insieme hanno mantenuto l’incanto, continuando gli omaggi, passando per Gorni Kramer e per “Bésame mucho”, la canzone spagnola simbolo di un’epoca, forse la più tradotta in altre lingue. E’ stato lo stesso Sellani che ha poi annunciato la ‘special guest’ Marilena Paradisi che ha incantato e incatenato il pubblico con la sua voce calda e modulata, dal timbro aspro e dolce insieme, capace di muoversi da toni acuti a bassi profondi. Applausi a scena aperta dall’inizio alla fine. Prossimo appuntamento, domani alle 21,15 alla Taverna di Sant’Antonio, con la “Sezione Cinema” che prevede la proiezione della pellicola “RED,WHITE AND BLUES”, a Mike Figgis film e, a seguire, alle ore 22,30 la performance di Mauro Ferrarese. Il film “RED,WHITE AND BLUES”, uscito in Italia nel 2003, racconta l'anima ‘britannica’ del blues a partire dall'inizio degli anni '60, quando giovani musicisti come Eric Clapton, Mick Jagger e John Mayall assimilarono i suoni blues che avevano attraversato l'Atlantico per poi riportarli in America dove erano stati momentaneamente dimenticati. Il documentario si snoda attraverso conversazioni e sessioni musicali con personaggi come Jagger, Keith Richards, Jeff Beck, Tom Jones, B.B. King, Van Morrison, mentre lo stesso regista si esibisce in alcuni brani. Mauro Ferrarese nasce, musicalmente e come artista di strada, durante un periodo passato a New Orleans. Girando per le strade della città sul Mississippi, ‘sente’ il blues e la musica popolare d'oltreoceano, non solo come una passione ma come una vera professione. Il suo repertorio segue le impronte dei grandi padri del blues rurale nato tra gli anni '20 e i '40: Texas Blues, Ragtime, Gospel allargando ulteriormente il campo musicale alle canzoni di W. Guthrie, H. Williams, J. Rodgers ed ai tradizionali dell'epoca. E’ un musicista ‘on the road’ in senso stretto, come lui stesso sottolinea: "la strada è il migliore palcoscenico per un uomo di blues". La sua voce, il dobro (chitarra con il corroin in metallo) e il piede o il tamburello ricalcano in modo personale il copione scritto ormai quasi un secolo fa dai maestri di questo genere. Condividi