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Questa volta non sono né extracomunitari né rom e neppure meridionali. Questa volta no, non ci sono alibi, sono i nostri “ figli “ quelli che sprecano le loro giornate con gesta e rituali che sembravano sconosciuti. Questa volta nessuno potrà continuare a nascondersi o far finta di niente , perché allora verremmo tutti meno al compito . Siamo noi “ grandi ” i primi a doverci indagare per capire il disagio dei nostri ragazzi per indagare le nostre strategie di educatori per cercare di salvare i nostri “ figli “ da questa miseria morale e culturale che sta travolgendo la società e che sta portando via la parte migliore : i nostri giovani. Loro, i giovani l’anello debole, più di tutti assimilano i nuovi valori “ ricchezza, esibizionismo, individualismo che sempre più spesso a ogni latitudine sfociano in violenze di tutti i generi. Loro che non si nascondono, lanciano nella comunicazione globale le loro gesta per farle conoscere al mondo, da farlo sembrare un appello. Loro che vivono il loro dorato isolamento sempre più ricco di trasgressioni alcol, droga, violenza e sprezzo della loro vita. Senza valori questa società sta perdendo il suo orizzonte. Il loro grido è la nostra unica possibilità reale di cambiare le cose. Non possiamo però continuare a far finta di niente, non possiamo rinunciare alla responsabilità di essere genitori, educatori o cittadini che devono dare esempi che devono dedicare tempo per “edificare” dei giovani liberi e non schiavi come sono oggi, del denaro, delle mode, dei luoghi comuni di un perbenismo che sta demolendo tutto. Non facciamo le vittime e soprattutto cominciamo ad aiutare le vere vittime che sono i nostri giovani. Facciamoli tornare ad essere “ diversi “ a conquistare le cose, ad assaporarle, a rispettare tutte le persone i genitori, gli insegnati, i nostri anziani, i nostri vicini, i compagni comunque siano. Basta nascondere le responsabilità nostre e le loro debolezze. Siamo una società malata che se non avrà il coraggio di interrogarsi e cambiare strada dovrà inesorabilmente imparare a convivere con tutto questo e questo è solo l’inizio. Il tessuto sociale della nostra collettività ha ancora intatti i valori sui quali sono stati cresciuti intere generazioni di persone. Siamo ancora una comunità coesa che deve trovare la strada per superare questa deriva davvero pericolosa. Non facciamo finta di niente, non diamo responsabilità ad altri, cominciamo ad assumerci le nostre anche con qualche bel no, con meno euro in tasca da spendere senza controllo e con più tempo insieme Non difendiamoli sempre, smettiamo di costruire alibi, ma se li amiamo se gli vogliamo veramente bene dobbiamo tornare ad esercitare in pieno quel ruolo di educatore fondamentale per i nostri ragazzi. Solo così famiglie, scuola, associazioni, politica potranno riprendere quel filo di comunicazione interrotto per tornare ad essere educatori credibili. I nostri ragazzi sono pronti a questo, ma noi lo siamo ? Condividi