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di ANTONIO SCIOTTO - "Il Manifesto" Crogi (Flai Cgil) sul ticket orario: se il governo non lo ritira, vivremo un autunno caldo Tra i «disastri» sul lavoro operati dal governo Berlusconi e in particolare dal ministro del Welfare Maurizio Sacconi, c'è anche un «voucher»: detta così pare anche una cosa chic, innovativa, ma l'esotica parolina nasconde una grossa fregatura. Il voucher, o «buono» o anche «ticket», già ipotizzato in passato per le colf ma mai realmente decollato, è stato rilanciato dal decreto 112 che contiene le riforme messe in cantiere dal governo, e destinato al lavoro stagionale in agricoltura. Per ora non sono chiari i dettagli, ma prevederebbe il pagamento di 5 euro per un'ora di lavoro: sarebbe comprensivo di tutte le voci retributive, anche della previdenza, e assorbirebbe di fatto le parti normative del contratto nazionale, dato che la cifra non è concordata con le parti sociali. Così diventa in tutto e per tutto un sostitutivo del contratto nazionale. Per questo motivo la Cgil, e in particolare la Flai (agro-industria), si dicono molto preoccupate. La segretaria generale della Flai, Stefania Crogi, spiega che «il governo vuole smantellare il contratto nazionale, e lo fa partendo dalle fasce più deboli e vessate: gli stagionali, il 90% del comparto agricolo, circa 800 mila persone. Soprattutto extracomunitari, in nero o comunque irregolari, dipendenti di cooperative senza terra». Il voucher, spiega la segretaria Flai, toglie di fatto non solo il diritto alla disoccupazione agricola, e dunque all'integrazione al reddito nel periodo di non lavoro, ma anche alla copertura previdenziale: è tutto compreso in quei 5 euro, ma è come dire che non c'è nulla a parte i soldi. «Dove finiscono la malattia, la sicurezza e la tutela contro gli infortuni, che orario di lavoro è previsto? - chiede Crogi - Non essendoci contrattazione, trovandoci di fronte a una tariffa istituita per legge, manca qualsiasi diritto contrattato». Ma la Flai mette in guardia da tutto il decreto 112, che contiene tra l'altro l'abolizione del registro d'impresa o la sanatoria per tutti quegli imprenditori che, pur avendo lavoratori in nero, non mostrino la volontà di occultarli in caso di ispezione: in pratica, una maxi-autorizzazione al lavoro nero. «E in agricoltura non se ne sente certo il bisogno: basta ricordare il raccoglitore indiano morto a Mantova, in nero come i suoi compagni di lavoro». Così la Flai Cgil si sta consultando con Fai Cisl e Uila per una mobilitazione, oltre ad annunciare iniziative nella settimana Cgil di sensibilizzazione sul Dpef, lanciata da Guglielmo Epifani per il 21-25 luglio. Ma se Cisl e Uil non rispondessero, «dobbiamo comunque prepararci alla mobilitazione per settembre - conclude Stefania Crogi - E prevedo un autunno molto caldo». Condividi