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C’era una volta un ragazzino di 15 anni con una chitarra in mano e in testa una montagna di capelli. Si chiamava Pat Metheny. L’uomo che rivoluzionerà la chitarra jazz bussò un giorno alla porta del vibrafonista Gary Burton, uno tra i più grandi scopritori di talenti di sempre. “Posso suonare con voi?” chiese il ragazzino. Permesso accordato. Ed è proprio da quel momento che nasce una delle formazioni jazz più famose della fine degli anni Sessanta e dei Sessanta: Gary Burton al vibrafono, Pat Metheny alla batteria, Steve Swallow al basso e vari batteristi tra cui Bob Moses e Danny Gottlieb. Swallow e Burton sono stati, tra le altre cose, parte della sezione ritmica di Stan Getz. In quella formazione militava anche il grande batterista Roy Hanes, che a 82 anni suona come un ragazzino. Burton l’avrebbe voluto portare con se in tour, ma a quell’età un tour così impegnativo non è cosa semplice. Così alle casse e ai rullanti ci si è seduto Antonio Sanchez, astro nascente dello strumento e membro fisso del Pat Metheny Group. In molti sicuramente saranno stati attratti, nel decidere di comprare il biglietto, dal grande nome di Metheny, facendo però un torto enorme a Gary Burton. Nelle quasi due ore non stop di concerto di ieri (compresi due bis), tutta la classe del vibrafonista (ma anche compositore, direttore d’orchestra e insegnante tra i più prestigiosi) è apparsa nella sua lucentezza. Prima di lui, il vibrafono era uno strumento prettamente neroamericano. Se Lionel Hampton ne ha rappresentato il lato più selvaggio e danzante, Burton ne rappresenta più di tutti l’interpretazione pianistica (Bill Evans, per stessa ammissione di Burton, è stato il punto di riferimento). Un suono dinamico, ampio, lucente, dettato dall’utilizzo di quattro tamponi anziché due. Un paio di esempi sono stati la bellissima “B&G (Midwestern night dreams)” tratta dall’album di Burton “Passengers” (1976) e “Coral” (“Works”, 1989). Il protagonista è lui. Se in più nella vostra band c’è un signore di nome Metheny tutto calore, raffinatezza e virtuosismo il risultato non può che essere eccellente. Nel complesso, un sound caratterizzato da grande armonia. Aggraziato. Per la gioia di tutti i musicofili, i quattro stanno lavorando ad un album già attesissimo. Stasera invece all’Arena una notte dedicata al soul e al funk con Chaka Kan (che presenterà il suo ultimo lavoro “Funk this”) e all’acid jazz con un vecchio maestro come Roy Ayers. Condividi