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ROMA - ''La Corte di Cassazione non muta giurisprudenza sulla marijuana'': lo precisa in una nota a proposito della sentenza della sesta sezione penale sul possesso di marijuana da parte di un seguace della religione rasta. Sentenza in cui la Corte ''era chiamata a valutare la decisione del giudice di merito che, dando esclusivo rilievo alla quantita' di droga detenuta, aveva per cio' solo, ritenuto che l'imputato la detenesse a fini di spaccio e non, come questi aveva dichiarato, per uso personale''. Annullando quella decisione con rinvio, la Cassazione ha chiesto al giudice di merito di ''valutare anche - come e' doveroso fare al fine di stabilire se la detenzione sia a fini di spaccio o per uso personale- le circostanze di tempo, luogo e modalita' comportamentali dell'imputato e tra queste anche la giustificazione dallo stesso data di appartenenza alla religione rasfatariana''. Condividi