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PERUGIA – Non è in piena crisi ma non vive neanche un momento idilliaco: è affaticata la famiglia umbra che, pur continuando a svolgere un ruolo sociale molto rilevante, manifesta alcuni segnali di allarme, di stress e di crescente difficoltà. E’ quanto emerge dall’incontro in corso a Perugia dal titolo “Vulnerabilità delle famiglie e politiche sociali” organizzato dall’assessorato alle politiche sociali e abitative della Regione Umbria per coinvolgere i territori nell’elaborazione del nuovo Piano sociale regionale. Sono intervenuti l’assessore regionale Damiano Stufara, il ricercatore dell’Università di Salerno, Paolo Montesperelli, che ha illustrato “i percorsi di trasformazione delle famiglie in Umbria”, Manuela Naldini dell’Università di Torino, la dirigente del servizio programmazione socio assistenziale della Regione Umbria, Adriana Lombardi, Ugo Ascoli dell’Università Politecnica delle Marche. “In Umbria la vulnerabilità delle famiglie è in progressivo incremento – ha detto l’assessore Stufara – A proposito il IV rapporto sulle povertà ha evidenziato che circa l’8 per cento dei nuclei familiari è in condizione di disagio, mentre un altro 8 per cento è a rischio povertà. La Regione ha previsto una serie di azioni di sistema per contenere questo preoccupante fenomeno agendo su più livelli. Prima tra tutte – ha riferito l’assessore – va segnalata la legge sulla non autosufficienza approvata dal Consiglio regionale e che prevede risorse pari a 32 milioni di euro per il 2008. Per avviare le azioni di sistema previste nel Piano sociale prevediamo di poter contare su altri 2 milioni di euro”. Stufara ha precisato che “ci troviamo in una fase delicata per la realizzazione del nuovo Piano sociale che prevede un percorso partecipato che tiene conto dei problemi reali”. “Le tematiche legate al mondo della famiglia – ha detto – non vanno affrontate in modo astratto ma partendo da un’analisi attenta del fenomeno. I campanelli d’allarme sono tanti e, di sicuro, nelle famiglie è avvertito un senso d’incertezza per il futuro e un forte affaticamento”. “La famiglia umbra ha la febbre a 37,8 – ha riferito Paolo Montesperelli - quindi non sta malissimo, ma neanche troppo bene”. In altri termini: la crisi non è totale e profonda ma arrivano segnali di difficoltà. “Diventa importante agevolare le sue reti di solidarietà informale – ha precisato il ricercatore - e riconoscere la sua funzione di cerniera fra pubblico e privato, anche per evitare che si chiuda in una dimensione puramente difensiva e neo-familistica”. Lo studio evidenzia che le famiglie in Umbria sono circa 350 mila e in 3 anni sono aumentate del 5 per cento a Perugia e del 3 per cento a Terni. Mediamente, ogni famiglia è composta da 2,5 componenti, per ogni bambino si contano 4,6 anziani (in Italia 2,9). Sul totale della popolazione, i bambini costituiscono il 5 per cento, gli anziani il 23,2 per cento. Negli ultimi anni diminuiscono le famiglie estese, formate da più nuclei o con aggregati, mentre aumentano le famiglie monogenitoriali, nucleari, ricostituite e unipersonali. Sempre più alta la presenza di immigrati la cui incidenza sul totale della popolazione a Perugia è dell’ 8,6 per cento e a Terni del 6,6.”L’Umbria si caratterizza per un’elevata incidenza di famiglie con almeno un componente straniero (4,1 per cento) o con tutti i componenti stranieri (2,6 per cento) – ha detto Montesperelli - Nell’arco di 4 anni i minori stranieri sono passati da 6mila circa (2001) a 13mila circa (2005). I nati da famiglie stranieri sono il 15 per cento sul totale dei nati. Questi dati sembrano confermare i processi di stabilizzazione degli immigrati in Umbria e un grado d’integrazione più elevato in Umbria che in molte altre regioni”. Per quanto riguarda la funzione sociale della famiglia umbra “questa continua a svolgere un ruolo fondamentale come ‘ammortizzatore sociale’ per prevenire o contenere forme di marginalità e di disagio. Ancora forte la rete di solidarietà informale fra familiari e parenti, soprattutto nel campo della cura e assistenza. Gli anziani che coabitano con un altro nucleo familiare, per esempio composto da figlia e genero, in Umbria sono il doppio della media nazionale. Inoltre, il 45 per cento delle persone appena sposate va a vivere insieme ai genitori, i contatti quotidiani con figli e nipoti sono più frequenti della media nazionale”. L’invecchiamento crescente determina l’incremento di persone molto anziane e ciò determina uno squilibrio fra anziani e soggetti “forti” (giovani-adulti e adulti) in grado di alimentare le reti di solidarietà informale parentale e familiare. Fra pochi anni un ultrasessantenne su 2 avrà la madre di oltre 85 anni, con conseguenze sul piano dello stress psichico. Tra i fattori che contribuiscono fortemente ad aumentare il livello di stress ci sono “la precarizzazione lavorativa ed abitativa – ha annotato Montesperelli - che incidono sui processi di mobilità sociale, accentuando i rischi di regresso. Il 24 per cento dei giovani umbri maggiorenni, che hanno smesso di vivere con i genitori, incontra serie difficoltà economiche. Il 7 per cento delle famiglie umbre è al di sotto della soglia di povertà (Italia: 11 per cento), un altro 7 per cento è a rischio di povertà. Il pericolo di entrare in uno stato di indigenza grava soprattutto su famiglie monogenitoriali, unipersonali o numerose”. Per quanto riguarda l’organizzazione del tempo quotidiano gli umbri incontrano difficoltà a conciliare il tempo di lavoro agli altri tempi della vita quotidiana. “Ciò sottrae tempo alla famiglia – ha concluso il ricercatore - Considerando il tempo dedicato alla cena come momento di socializzazione e interscambio fra generazioni, in Umbria questo tempo è mediamente di appena 8 minuti al giorno mentre i giovani dedicano mediamente 60 minuti ad internet e 100 minuti alla Tv”. Condividi