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CITTA' DI CASTELLO - Presentato alla stampa, in anteprima sull’inaugurazione ufficiale del pomeriggio, il chiostro di San Domenico, che dal dicembre scorso, appartiene al comune di Città di Castello. “Un importante complesso architettonico e storico torna alla fruizione pubblica. I tifernati ed i turisti potranno visitarlo da oggi fino a domenica” dichiara il sindaco Fernanda Cecchini, sottolineando come “insieme all’acquisto di una porzione del vecchio ospedale, il chiostro rappresenta un esempio pratico di che cosa sia il Contratto di quartiere e di come cambierà il volto della città dentro le mura, restituendo contenitori e funzioni alla città e ai cittadini. Dopo l’acquisizione, ci aspetta un compito altrettanto impegnativo, perché sono necessari interventi di messa a norma e di messa in sicurezza, che preludono alla riflessione più ampia sull’utilizzo di un complesso prestigioso e illustre. In questo percorso rivolgo un appello a famiglie, cittadini, imprese, associazioni affinché sostengano l’opera dell’istituzione e adottino una delle trentadue lunette del chiostro, bisognose di interventi di restauro”. Acquistato nell’ambito del programma del Contratto di quartiere II, il Chiostro di San Domenico è stato acquisito dalla parte venditrice, l’Istituto delle Suore serve di Maria Riparatrici, per la cifra complessiva di 774.685, 34 euro, di cui 185mila sono stati versati alla stipula; 400mila poco dopo e i restanti 189.000 verranno versati entro la fine del 2009. Il chiostro fa parte del complesso monumentale di San Domenico. La sua struttura iniziale, più piccola dell’attuale, fu costruita insieme al convento nel XIV secolo e fu poi ampliata nel XVII includendo la sala capitolare trecentesca che conserva l’apertura con arco trilobato affiancata da due grandi trifore. Il chiostro ha pianta quadrilatera irregolare con uno spazio centrale libero su cui si affaccia un doppio ordine di archi che poggiano su eleganti colonne in pietra serena. Lungo le pareti sia al piano terra sia al primo piano restano tracce di elementi gotici trecenteschi. Attorno al chiostro si trovano 32 lunette nelle quali sono rappresentati fatti e miracoli della vita della Beata Margherita con iscrizioni in italiano ed in latino ed armi gentilizie delle famiglie committenti. Alcune lunette furono dipinte da Silvio Salvocci di Arezzo ed altre da Giovambattista Pacetti detto lo Sguazzino. La superficie complessiva del chiostro è di 841 mq di cui 404 coperti da un portico accessibile da via Largo Muzi. A piano terra, dal loggiato si accede alle sale capitolari, che si estendono per circa duecento metri; una scala conduce al piano sovrastante dove si trovano altri locali per un’estensione di circa duecentotrenta mq, finora utilizzati come biblioteca e zone comuni. A livello intermedio e a piano terra sono disponibili locali di venti e ventitré mq, che hanno costituito finora l’ala dedicata alla foresteria. Inoltre il primo piano offre il camminamento sovrastante il loggiato per altri 400 mq. Assonanze: Le 32 lunette del chiostro sono dedicate ai fatti ed ai miracoli alla Beata Margherita, il cui corpo incorrotto si trova nella chiesa di San Domenico. Margherita della Metola, dalla località di origine della nobile e facoltosa famiglia cui apparteneva, nacque con handicap fisici e privata della vista. I genitori la condussero a Città di Castello per chiedere la guarigione di quella loro sfortunata figlia ad un santo Francescano, famoso per le sue virtù taumaturgiche. Ma su Margherita non produsse nessun effetto e i genitori decisero di abbandonarla in chiesa. Margherita fu ospitata ed accolta dalla gente del posto e, dopo prove e umiliazioni, vestì l‘abito della congregazione del terzo ordine di San Domenico, raggiungendo nella sua breve vita di trentatré anni un grado di altissima perfezione. Aveva imparato a memoria l’intero Salterio e lo spiegava alle consorelle. Dopo morte, avvenuta il 13 aprile 1320, l’agiografia racconta che le furono trovate nel cuore tre perle, sulle quali erano scolpite l’immagine di Gesù, della Madonna e di S. Giuseppe. Papa Paolo V, nel 1609, concesse ai Domenicani di Città di Castello la Messa e l’Ufficio propri. Il 6 aprile 1675 Papa Clemente X estese tale privilegio a tutto l’Ordine. Nel 1988 il locale Vescovo di Urbino e Città di Castello l’ha proclamata Patrona Diocesana dei non vedenti. Fino a qualche anno fa è stato attivo un istituto per giovani non vedenti, collegato al carisma della beata Margherita. La sua devozione varca i confini di Città di Castello per estendersi alle numerose comunità italiane di oltreoceano. Condividi