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E' l'erede diretto di Astor Piazzolla, uno dei più grandi musicisti del panorama internazionale jazzisticoquello che si andrà ad esibire domenica sera alle 21.30 alla Corte di Palazzo Trinci di Foligno (biglietti da 23 a 28 euro; per informazioni tel 0742/354459). Si sta parlando del fisarmonicista francese (ma di chiare origini italiane, anzi, perugine) Richard Galliano, che calcherà il palco folignate insieme al suo Tangaria Quartet, formato da Alexis Cardenas al violino, Philippe Aerts al basso, Raphael Meijas e Amoy Ribas alle percussioni. Ispirato, anzi, ispiratissimo, l'ultimo disco che il Quartet di Galliano ha dato alle stampe nel 2007, “Luz negra”: 14 tracce per 55 minuti di grande musica. Ispirazione eclettica, suoni e profumi del mondo che si mischiano, in linea con il Galliano style. Suggestioni sudamericane (il tango, ovviamente, ma anche sonorità più tipicamente brasiliane), la musette francese, gli echi dei bistrot parigini, fino ad una splendida cover di “Guarda che luna”. Tutto questo e anche altro ribolle nel calderone della Luz negra. Marchi di qualità sono la composizione tecnica di altissima qualità e gli ottimi arrangiamenti, l'equlibrio, il senso di insieme che il Tangaria riesce ad esprimere. Risultato di un affiatamento che poggia sul lavoro di anni. Una menzione speciale la merita il violinista Alexis Cardenas: un virtuoso vero al quale Galliano, specialmente dal vivo, lascia molto spazio. Un furetto che a tratti fa venire alla mente il pathos e l'energia di un mostro sacro, se il paragone è permesso, come Paganini. Imperdibile. Sterminate sono le collaborazioni che il fisarmonicista francese ha portato avanti con i più disparati artisti. Tra le più recenti, quella con due dei più importanti musicisti europei come il nostro trombettista Paolo Fresu e con il pianista svedese Jan Lundgren. Si possono mettere insieme tre strumenti principi come la fisarmonica (in questo caso l'accordeon), la tromba e il pianoforte? La risposta è affermativa, e il risultato è quel piccolo capolavoro che risponde al nome di “Mare nostrum”, registrato in Italia. Svezia, Provenza e Sardegna che si incontrano dando vita a sonorità fresche e originali. Sullo sfondo, appunto, il Mare Nostrum, il Mediterraneo culla della civiltà. Contaminazione è la parola d'ordine, in linea con la tradizione jazzistica, dove il confronto è la parola d'ordine. Se il pericolo che questa contaminazione poteva generare era quello della confusione, il talento dei tre ha invece trasformato questo pericolo in un sound di grande fascino, a tratti onirico. Allo stato dell'arte, c'è anche una promessa: registrare altri due dischi nei due rimanenti paesi d'origine dei componenti del trio. La terra, in questo caso, si fa ispirazione e dà vita alla musica. Condividi