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ROMA - Con un ingegnoso sistema di frode, per ottenere milioni di litri di gasolio, dichiarandone la destinazione al mercato agricolo, mentre erano destinati in realta' invece al mercato nero, erano riusciti a frodare lo stato per 25 milioni di euro. Un'associazione per delinquere, che ha immesso sul mercato gasolio a prezzo concorrenziale, in quanto non gravato da imposizione fiscale, e' stata individuata e smantellata dalla guardia di finanza: quattro persone sono state denunciate per contrabbando di prodotti petroliferi. Si tratta di un floricoltore dei Castelli romani e di altre tre persone, titolari di depositi fiscali e commerciali di prodotto petrolifero, in Umbria e in Abruzzo. L'operazione, coordinata dalla procura della repubblica presso il tribunale di Velletri, e' scaturita dal controllo di produttori agricoli e florovivaistici, della provincia di Roma, che beneficiano dell'acquisto di gasolio in totale o parziale esenzione d'imposta, in relazione alla loro destinazione d'uso, rispettivamente al riscaldamento delle serre o all'alimentazione dei mezzi agricoli. La verifica fiscale, condotta nei confronti del floricoltore dei Castelli romani, ha permesso di accertare che l'imprenditore agricolo, risultato tra i maggiori beneficiari nazionali di gasolio esente, riusciva a farsi assegnare, attraverso la corruzione di un funzionario della regione Lazio, arrestato nel mese di giugno 2007, quantitativi di gasolio esorbitanti le sue capacita' di stoccaggio ed utilizzo. Poi, attraverso falsi documenti, il prodotto veniva formalmente ceduto da un deposito fiscale e da un deposito commerciale al predetto imprenditore agricolo, ma in realta' direttamente destinato al 'mercato nero' e ceduto ad autotrasportatori compiacenti che beneficiavano di un prezzo d'acquisto inferiore di oltre il 50% rispetto a quello commerciale. La verifica ha permesso di recuperare a tassazione per l'erario 25 milioni di euro di base imponibile per le imposte dirette e 5 milioni di iva dovuta. L'imprenditore e' stato denunciato anche per ''dichiarazione infedele'', reato fiscale punito con la reclusione da uno a tre anni. stata, altresi', proposta la confisca dei beni quale misura cautelare per il pagamento dell'imposta dovuta. Condividi