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di Luca Spaccini E' avvenuto ieri, con l'occasione della cerimonia d'insediamento della Marcegaglia al vertice di Confindustria, l'incontro tra il governo e uno dei poteri forti d'Italia. Dopo i primi giorni di assestamento dell'esecutivo, si comincia a vedere cosa ci aspetta per i prossimi anni, con la tetra consapevolezza che ben poco potrà fare la blanda opposizione del Pd & C. Si è parlato anche di energia e, puntuale come la morte, ecco che riesce fuori il nucleare, riesumato dal discorso del Ministro per lo sviluppo economico Scajola. Il succo del discorso, ampiamente condiviso dalla Marcegaglia e dagli amministratori delegati di Enel e Edison, è stato il fatto che si ritiene necessario costruire nuove centrali nucleari perchè non si può comprare più energia dall'estero, visto che ci costa 60 miliardi all'anno. "Solo gli impianti nucleari consentono di produrre energia su larga scala, in modo sicuro, a costi competitivi e nel rispetto dell'ambiente" ha detto il neo Ministro, per poi continuare: "bisogna agire con forza lungo tre direttrici: diversificazione, infrastutture e internazionalizzazione. Per raggiungere gli obiettivi e rilanciare gli investimenti semplificheremo gli iter autorizzativi, promuoveremo il dialogo con il territorio, premiando con incentivi ed iniziative di sviluppo le popolazioni interessate ai nuovi insediamenti" e in quest'ottica non ha escluso di utilizzare anche i cosiddetti termovalorizzatori per la produzione di energia, "ottimizzando il ciclo dei rifiuti". Consentitemi però di muovere qualche piccola obiezione al Ministro: intanto questa storia degli incentivi alle popolazioni è in contrasto con il secondo dei quesiti refenderari dell'87 sul nucleare che voleva l'abolizione dei contributi a regioni e comuni sedi di impianti elettronucleari (79,9% si), proprio per evitare la cosiddetta 'monetizzazione di rischio'. Anche per gli altri due quesiti anti nucleari (consentire ad un comune di opporsi all'installazione di un sito nucleare e impedire all'enel di partecipare alla costruzione di centrali nucleari all'estero) ci fu un successo dei si, e quindi l'Italia di fatto si schierò contro l'atomo come fonte di energia. Il Ministro parla di centrali di nuova generazione, ma a quali si riferisce? Attualmente sono presenti sul suolo europeo centrali di seconda generazione e si avviano verso lo smantellamento, di centrali di terza generazione, che introducono lievi migliorie senza cambiare la sostanza, ne sono state realizzate pochissime, perchè ancora in fase di progettazione e definizione, per non parlare poi di quelle di quarta generazione, che sono solo sulla carta come progetti da valutare. Non bisogna poi trascurare un particolare, e cioè che il risparmio dove sarebbe, se poi comunque bisognerebbe acquistare l'uranio all'estero? Senza poi dimenticare che più di una autorevole voce scientifica ha dichiarato che l'uranio sulla Terra è in via di esaurimento, cioè non ne abbiamo per più di qualche lustro.Penso che sia poi superfluo accennare all'ingombrante problema delle scorie dei reattori nuleari. Ritengo che se in questi ultimi anni si fosse data più fiducia allo sfruttamento delle fonti energetiche rinnovabili, non si sarebbe creatoo spazio per simili progetti che finiranno per creare una rete di appalti e un giro di miliardi e connivenze sulla nostra pelle e saremmo alla stregua della Spagna, che ricava dall'eolico quasi il 30% del suo fabbisogno energetico. Guardare all'Europa si, ma non alle sue centrali nucleari. Condividi