In tempi di feste natalizie i proclami all'insegna del buonismo sono ormai una consuetudine, soprattutto quando ci si trova a parlare di crisi economica e disoccupazione. Dall'acciaieria al polo chimico, passando per le tante aziende in difficoltà nel nostro territorio, si registra un diluvio di appelli all'unità d'intenti fra “le forze vive” del lavoro, intendendo con questa espressione ora i lavoratori, ora i padroni. Pazienza poi se questi ultimi, come nel caso della Basell, non vogliano collaborare; l'auspicio comunque è che prevalga il buon senso, da sempre uno strumento decisivo nelle trattative. Di fronte a tanta melassa la difesa da parte del consigliere Salvati dei vertici della TK-AST di fronte alle “abnormi” richieste di condanna al processo di Torino per gli omicidi del 7 Dicembre 2007 hanno il pregio di rompere un coro altrimenti monotono e fare chiarezza rispetto all'unità d'intenti tanto agognata.
Al di là dell'abitudine ormai invalsa nel nostro paese a commentare i processi come delle partite di calcio, è evidente, una volta di più, che le vite i lavoratori contano nella misura in cui servono al processo produttivo; se dunque l'azienda rischia di ricevere un danno economico, come nel caso del processo di Torino, deve prevalere un “interesse superiore” a far dimenticare la violazione di elementari norme di sicurezza, gli straordinari coatti, gli organici ridotti all'osso. Il consigliere Salvati in sostanza ritiene necessario rinunciare a fare giustizia ed a chiamare degli omicidi con il loro nome, per evitare che l'azienda sia costretta a prendere provvedimenti economici rispetto agli operai e al polo produttivo ternano, ad esempio licenziando e delocalizzando: come se i costi del processo siano una spesa da imputare ai lavoratori e non alle condizioni di lavoro a cui questi sono costretti!
Il ragionamento dunque è chiaro; quando per “forze vive” del lavoro si intendono i lavoratori, questi devono collaborare; quando invece si intendono i padroni, questi sono chiamati a fare i loro interessi. Il consigliere Salvati dunque si spinge oltre anche le dirigenze dell'AST, che invece di minacciare chiusure improvvise si sono limitate, nella difesa dei loro interessi, a sostituire per una giornata i fumi dell'acciaio con quelli dell'incenso, gentilmente offerti dal vescovo di Terni Domenica scorsa.
Il PRC di Terni ritiene che gli interessi di lavoratori e padroni siano inevitabilmente in antagonismo e quindi in conflitto; i modi in cui questo si esprime sono molteplici, come pure molteplici sono i tentativi di occultarlo. Il processo di Torino, imputando l'accusa di omicidio volontario con dolo eventuale, introduce un elemento di chiarezza in tema di morti bianche assolutamente imprescindibile, che non può e non deve rappresentare una minaccia né per i lavoratori ternani, né per quelli di altri territori; contrariamente a quanto ritiene il consigliere Salvati, il venir meno delle garanzie costituzionali si avrebbe proprio nel momento in cui divenisse impossibile sanzionare e condannare i potenti di turno, cosa che sappiamo bene essere l'auspicio della destra italiana e in ultimo il significato nascosto della tanto agognata “unità d'intenti” fra lavoratori e padroni.


Angelo Morbidoni
Segretario PRC Terni

Michele Vecchietti
Responsabile Lavoro PRC Terni
 

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