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Leggiamo Giorgio Ruffolo su La Repubblica , l’articolo si intitola “La crisi di un partito senza identità”, il partito è il Partito Democratico, e Ruffolo inizia il suo ragionamento così: “C’è chi dice che il Partito Democratico non c’è più, C’è chi dice che non c’è mai stato…..” Qualcuno potrebbe pensare “ ma allora di che stiamo parlando?”. Ma poi basta leggere le cronache locali per rendersi conto che invece il partito c’è ma non si riesce a capire bene cosa stia accadendo al suo interno, perché un vecchio leader come Alberto Stramaccioni, un pezzo di storia del partito, se ne vada sbattendo la porta e parlando di veleni e faide, perché tutti i parlamentari umbri meno uno abbiano sottoscritto il documento di Veltroni, nonostante che la maggioranza dello stesso partito sia di osservanza bersaniana, perché mentre si parla di rinnovamento si propone come nuovo segretario di Terni, il vecchio Giovannetti, perché nonostante ci sia stato tutto il tempo a disposizione non si è fatto nulla per arrivare al congresso con meno divisioni possibile. Il segretario regionale, il buon Lamberto Bottini, non fa che seminare ottimismo, e questo può servire a corroborare il morale, ma poi? Poi c’è la questione delle alleanze, decisiva per tentare di battere Berlusconi e qui si riflettono le vicende nazionali del PD diviso fra chi vorrebbe una grande alleanza di sinistra e chi invece uno splendido isolamento, ma nel frattempo la sinistra unita governa l’Umbria, allora? Allora accade che ad Orvieto , Giuseppe Fioroni chiami a raccolta numerosi amministratori locali del PD che fanno riferimento all’area popolare di cui Fioroni è leader e che appoggia le tesi e il documento di Veltroni e dichiari “Abbiamo scelto di essere liberi per rafforzare il PD, per essere l’avanguardia verso la terra di mezzo (leggi ceto medio) per costruire un ponte verso l’Italia profonda e laboriosa senza la quale non si vince. Lavoreremo liberi per evitare che il PD perda l’appuntamento.” Ma che significa “lavorare liberi”? Liberi da chi, da che cosa? Quello in corso nel PD, è inevitabile non riconoscerlo, è un dibattito difficilmente decifrabile, sicuramente non lo è per gran parte degli elettori e in fondo non lo è anche per le altre componenti della sinistra italiana. Intanto il neo aspirante segretario provinciale di Perugia Rossi parla di un rinnovamento vero delle idee e degli uomini, evidenziando (ma non si sa se ne è convinto) la necessità del rinnovamento della classe dirigente. Nel frattempo non si dimostra la capacità di offrire alternative credibili, partendo da una nuova idea di futuro. La parola futuro, in Umbria, dove il PD è il primo partito e forza di governo da oltre quaranta anni, invece necessita assolutamente di una grandissima e particolare attenzione. In Umbria il futuro è quanto mai incerto dato il declino del ruolo propulsore della mano pubblica a causa delle politiche restrittive imposte dalle finanziarie modello crisi e questo provoca pesanti ricadute anche nel settore privato legato in gran parte proprio a quella mano. Industria grande e piccola in crisi con un “post industriale” che non è mai decollato, quindi il pericolo di una desertificazione industriale è quanto mai attuale e i livelli occupazionali sono i più bassi del centro nord. Ci salverà l’Italia Mediana? Forse, ma oggi di fronte alle incertezze della politica è possibile pensare a progetti del genere? Ripartenza è un termine usato nel calcio, ma dovrebbe essere usato anche nel contesto dell’attuale dibattito interno al PD, da dove occorre ripartire per l’alternativa? Alfredo Reichlin, un grande vecchio della sinistra italiana ne parla nel suo libro uscito recentemente da Laterza con il titolo “Il midollo del leone” : “bisogna ripartire per cercare ancora: Ripartire dalla fine di quella grande conquista del Novecento che abbiamo chiamato civiltà del lavoro”. E continua : “non è questione di nuovi capi: Ci vuole una nuova idea di uomo e di mondo, bisogna parlare più forte:” L’incubo che si vive dalle parti del PD è che invece prevalga un chiacchiericcio sottotono, quindi non udibile da tutti, ovvero da tutti quelli che attendono di udire una parola pronunciata forte, il più forte possibile. Condividi