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E’ sicuramente interessante l’approccio con il quale Lucio Caporizzi affronta la situazione relativa alla congiuntura economica e sociale che attraversa l’Umbria. Crediamo anche noi che sia opportuno un giudizio equilibrato che eviti approssimazioni più o meno grossolane. In questo senso è bene partire da dati sicuramente oggettivi: la crisi economica e sociale è evidente che è forte e pesante anche nella nostra Regione lo testimoniano i dati il tasso di occupazione risalito al 7,6% rispetto ad una media nazionale del 8,7%, lo indicano anche i dati che si evidenziano nelle varie parti della nostra Regione, da ultimo il giudizio della segretaria della Camera del Lavoro di Terni sulla crisi in quella provincia. Ma questa situazione di crisi permanente e che vede per certi aspetti una recrudescenza è indicato anche dal dato sui cassaintegrati riferito ad agosto 2010. Questo dato ci parla di ben 22 mila lavoratori interessati al processo di cassa integrazione e di questi ben 11 mila sono i lavoratori a zero ore. Il segnale è sicuramente moto pesante. Accentuato come se non bastasse, dal fatto che, 2/3 dei lavoratori interessati alla cassa integrazione sono riferibili alla cassa integrazione in deroga rispetto alla media nazionale che è di 1/3. Su questo dato, su cui c’è una scarsa attenzione credo che occorra aprire una discussione e una conseguente iniziativa perché crediamo che non sia riferibile solo alla particolarità della dimensione produttiva della nostra Regione e tra l’altro questo elemento costituisce un segnale preoccupante su due piani, quello riferito alle risorse che il governo non ha garantito per consentire la prosecuzione nel 2011 e quello relativo al mantenimento e alla difesa dell’apparato manifatturiero della nostra regione, perché è chiaro che se si passa alla cassa integrazione ai licenziamenti il colpo che ci viene inferto si sviluppa su due piani: quello delle persone colpite e la conseguente riduzione della dimensione industriale e manifatturiera della nostra Regione quindi in questo senso lanciamo una prima proposta che pensiamo debba essere discussa nei tavoli che dovranno essere attivati. La proposta che intendiamo lanciare è quella di costruire tutte le risposte possibili che evitino i licenziamenti. La seconda proposta che lanciamo tenendo conto dei dati sull’occupazione è quella di costruire un percorso, che consenta di articolare un vero e proprio piano per il lavoro per la nostra regione. Un piano per il lavoro che si ponga l’obiettivo di alzare il tasso di occupazione e che sia incentrato sui seguenti settori: valorizzazione delle dimensioni innovative del nostro apparato manifatturiero, meccanica fine, energie alternative, tessile di qualità e oltre alle questioni strategiche dell’industria punti ad innovare la nostra filiera del terziario e del commercio, oltre che dei centri storici della nostra regione valorizzando i beni architettonici museali e artistici di cui l’Umbria è ricca. Vorrei dire anche ai segretari di CISL e UIL che queste sono le priorità vere della nostra Regione e non quelle di importare il modello Marchionne, perché il fatto di avere salari inferiori alla media nazionale dimostra, come ci dicono i dati che non abbiamo evitato le conseguenze della crisi economica nazionale e quindi pensiamo che la strada da perseguire sia un'altra e deve essere basata sul legame diritti – lavoro - qualità dello sviluppo. No ai licenziamenti, costruire un piano per il lavoro che valorizzi formazione innovazione e ricerca sono le vere priorità dell’Umbria per costruire una risposta all’altezza della crisi economica che la nostra Regione sta attraversando dentro al contesto nazionale. Perugia, 24.9.10 Mario Bravi Segretario Generale CGIL Umbria Condividi