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La piattaforma programmatica prima di tutto. Secondo Rossi ciò di cui ha bisogno il Pd in questo momento è che tutto il gruppo dirigente possa remare dalla stessa parte. Per questo, dopo la sua candidatura dell’ultimo minuto e il ritiro del segretario uscente Alberto Stramaccioni, continua a difendere il documento a cui stavano lavorando i suoi sostenitori, auspicando la fine di polemiche e contrapposizioni a fronte di un programma in grado di mettere tutti d’accordo. “Il gruppo dirigente -dichiara il vicesidnaco in riferimento all’appoggio ottenuto all’interno del quartier generale di Piazza della Repubblica- ha lavorato fino all’ultimo per riuscire a trovare un’unione di intenti così come è accaduto a Terni. Per questo -sempre Rossi- ci aspettavamo che Stramaccioni facesse un passo indietro già diverso tempo prima”. Così da lasciare campo libero ad un dialogo dove pluralismo e confronto avrebbero dovuto essere i capisaldi del congresso provinciale dei democratici. Ora invece alle prese con l’ennesima fase di transizione dove, secondo Rossi, è arrivato il momento di “riscoprire quello spirito di solidarietà per radicare nuovamente il Pd su tutto il territorio provinciale”. Non resta dunque che attendere le mosse della commissione congressuale per capire se effettivamente ci sarà un documento largamente condiviso che possa riappacificare le anime del Pd di Perugia e, come è stato per Mario Giovannetti, che la dirigenza si stringa attorno ad un unico rappresentante provinciale. Condividi