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Atti concreti da parte delle istituzioni per far fronte all’insostenibilità dei tagli. E’ ciò che chiedono a gran voce i precari della scuola, che ieri,nel corso di un’assemblea pubblica con il vicepresidente regionale Carla Casciari, hanno ribadito tutta la loro frustrazione per l’incertezza di una condizione economico-sociale che da qui a un anno potrà mettere in seria difficoltà tutto il sistema scolastico regionale. “E’ stata ridimensionata l’autonomia delle regioni attraverso una manovra-riforma che ci costringe a rivedere il programma di governo -ha spiegato Casciari dalla sala Fiume di Palazzo Donini- e fare i conti con nuove priorità dettate da una diminuzione delle risorse compresa tra i 90 e i 100 milioni di euro”. Secondo il vicepresidente è da questa lettura che deve partire il nuovo confronto con il mondo della scuola per avviare un tavolo comune in grado di arginare gli effetti della riforma Gelmini e della manovra Tremonti. Soprattutto alla luce delle previsioni negative stimate in caso di applicazione delle normative per la terza annualità consecutiva. Nel mirino della Regione, infatti, c’è il pericolo dell’incertezza di poter aprire tutte le scuole sul territorio per il prossimo anno scolastico. E di fronte ai colpi di scure sferrati alla pubblica istruzione da parte del governo, il Coordinamento scuola-precari della provincia di Perugia e il Coordinamento “Viva la scuola pubblica” hanno denunciato le conseguenze visibili di quello che da tempo viene ormai considerata la “volontà di attuare lo smantellamento della scuola pubblica”: il numero troppo elevato di alunni per classe (in tutte le classi prime delle scuole superiori della provincia il numero supera le 30 unità), la chiusura di scuole o plessi scolastici, il licenziamento di centinaia di precari, i tagli indiretti al sostegno per gli studenti disabili e con difficoltà di apprendimento e all’integrazione per gli alunni immigrati. “Noi chiediamo da tempo l’assunzione da parte delle istituzioni locali della denuncia dell’insostenibilità di questi tagli -ha dichiarato Patrizia Puri, portavoce dei precari-, stime certe per quanto riguarda il personale a rischio licenziamento su tutto il territorio regionale e un’azione politica che difenda la qualità dell’istituzione scolastica”. Sono stati contati circa 500 precari in quest’ultimo anno, ma il movimento dei precari calcola al rialzo il dato e attende cifre più precise da parte dell’ufficio scolastico regionale. Mentre al governo regionale è stata chiesta la convocazione di un consiglio straordinario per fare il punto della situazione e porre sul tavolo del confronto le priorità necessarie per l’anno scolastico in corso. Proposta accettata a pieno titolo dal presidente Catiuscia Marini, accorsa durante l’assemblea per dare ai precari un “messaggio di responsabilità politica e istituzionale su come la scuola è di fatto considerata un punto centrale per l’Umbria”. E per lanciare l’avvio di un percorso condiviso con i coordinamenti dei precari-scuola e tutti i soggetti interessati (sindacato e ufficio scolastico in testa) su “come utilizzare -ha sostenuto Marini- parte del fondo sociale in favore della difesa della qualità del sistema scolastico regionale, fermo restando che le regioni non possono agire in completa autonomia e sostituire le risorse provenienti dalla Stato centrale nel momento in cui è quest’ultimo a compiere dei passi indietro sul fronte delle responsabilità in materia di stato sociale”. Ora, per i precari umbri, si apre dunque una nuova fase di confronto con le istituzioni. E in attesa del consiglio straordinario promesso da presidente e vicepresidente ribadiscono la loro posizione contro la disfatta della scuola pubblica in favore di quella privata, che attraverso 8 miliardi di tagli a livello nazionale andrà ad incidere su dati sconfortanti come il licenziamento di 87 mila insegnanti e 45 mila figure professionali del personale ATA. Condividi