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PERUGIA - Appare ''corroborata'' sia da un punto di vista di contrarieta' dell'atto ai doveri d'ufficio sia ''di utilita' ricevuta'' la prospettiva accusatoria nei confronti dell'ex ministro Pietro Lunardi accusato di corruzione con il cardinale Crescenzio Sepe. Lo ha scritto il tribunale dei ministri di Perugia motivando il via libera alla trasmissione alla Camera della richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti dell'ex responsabile delle Infrastrutture. Il troncone d'inchiesta riguarda l'acquisto da parte di Lunardi, ''a un prezzo di favore'' secondo l'accusa, di un palazzo di proprieta' di Propaganda Fide allora guidata proprio dal cardinale Sepe. A fronte di questa operazione l'allora ministro consenti' - sempre in base all'accusa - che la congregazione usufruisse di un finanziamento pubblico, ''in difetto dei presupposti'' ritengono gli inquirenti, destinato alla realizzazione di un museo in piazza di Spagna. Tra gli elementi che secondo il tribunale dei ministri corroborano la ricostruzione accusatoria e' indicato l'invito a dedurre della procura generale presso la sezione laziale della Corte dei conti ''in ordine all'assoluta carenza dei presupposti per la concessione del finanziamento pubblico'' a Propaganda Fide. Il collegio ha inoltre citato le dichiarazioni dell'architetto Angelo Zampolini ''in ordine alla sproporzione tra prezzo pagato e valore dell'immobile acquistato'' in via dei Prefetti. Nel provvedimento si sottolinea poi che l'imprenditore Diego Anemone segui' inizialmente i lavori di ristrutturazione del palazzo. ''Inoltre - hanno scritto ancora i giudici - intratteneva rapporti con la figlia di Lunardi cui avrebbe anche consegnato una busta, probabilmente denaro finalizzato al finanziamento dell'operazione, per tramite del suo uomo di fiducia Hidri Fathi Ben Laid''. Lunardi e Sepe hanno sempre sostenuto la correttezza del loro operato. Condividi