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GUBBIO - "La Città di Gubbio, con la Festa dei Ceri e non solo, può essere un modello ed un riferimento per un innalzamento del livello di indagine ed approfondimento del patrimonio demoetnoantropologico che tante comunità regionali ancora custodiscono. La questione, dal nostro punto di vista, non è tanto proporre ed eventualmente imporre, magari per via istituzionale laddove possibile, il primato di qualcosa e di qualcuno su altri, deformando il tutto con venature campanilistiche che risucchiano verso il basso gli sforzi di crescita che la comunità sta producendo. E' l'ambito culturale quello in cui dobbiamo muoverci. Il percorso seguito dalla comunità eugubina, accompagnato dall'Amministrazione Comunale insieme e paritariamente con tutte le componenti cittadine, per il processo di candidatura della Festa dei Ceri per l'inserimento nell'elenco dei beni immateriali riconosciuti dall'UNESCO è servito per afferrare la necessità di elevare la discussione ad un livello di lettura, di ricerca e di studio più avanzato di quanto non sia la mera tracciabilità storica e sociale e la messa a fuoco, peraltro spesso sfuocata, dei valori e significati della festa stessa". E' quanto affermano in una nota congiunta il Sindaco Ercoli e l'assessore Panfili, a parere dei quali "In questo senso è necessario che nei prossimi mesi si avvii e perfezioni la procedura di schedatura della parte demoetnoantropologica materiale al fine di attivare anche sugli oggetti che sono elementi costitutivi della festa le procedure di salvaguardia, conservazione e valorizzazione più adeguate ed avanzate". "Disporremo allora, ed a prescindere dall'esito della candidatura UNESCO - proseguono i due amministratori - di chiavi di lettura della nostra festa scientificamente aggiornate e tali da consentire di uscire dagli equivoci e fraintendimenti che tanto animano la discussione nel quadro delle manifestazioni e degli eventi ragionali, oltre che nella stessa comunità eugubina. E' per questo che vorremmo che tutti avessero chiaro questo passaggio e ci si adoperasse per il perfezionamento di percorsi che vadano nella stessa direzione, senza disperdere energie in iniziative che ancora mirano a ribadire ciò che tutti già riconoscono e che non ha bisogno di ulteriori certificazioni legislative". "L'obiettivo - prosegue la nota - deve essere quello di fare della città di Gubbio il centro di riferimento regionale per tutte le attività che ruotano, oggi ancora con evidenti ritardi, e si svilupperanno nel campo inesplorato o indagato disorganicamente e settorialmente dei beni demoetnoantropologici. Il ritardo che la nostra Regione, pur protagonista in sede di aggiornamento legislativo sulla materia intorno agli anni novanta, sconta in questo settore richiede uno sforzo collettivo che può avere esito proficuo soltanto nel caso in cui tutti gli operatori sociali, culturali, istituzionali interessati e/o competenti in materia potranno programmare e coordinare le attività seguendo un disegno ed una strategia comune. Gubbio, città e comunità che custodisce un pezzo importante ed autentico di questo patrimonio, è candidata ideale ad essere luogo di riferimento per l'avvio e lo sviluppo di questa operazione che interesserà feste popolari, riti, devozioni, pratiche, riconoscendo a tutte dignità e ruolo che possono derivare soltanto dalla studio e dalla conoscenza. Non è utile, soprattutto in questo campo in cui l'umanità nelle sue espressioni è protagonista, lavorare per stabilire graduatorie e primazie". "La cultura, specialmente quella autenticamente popolare - concludono Ercoli e Panfili - , ha bisogno di essere conosciuta e riconosciuta per poter essere salvaguardata dalla corruzione del denaro e dalla contaminazione dei processi di globalizzazione. E' questo che dobbiamo fare, con urgenza e serietà". Condividi