caccia cinghiale.jpg
PERUGIA – Frenare la crescita esponenziale della specie cinghiale sull’intero territorio regionale, i cui danni all’agricoltura, anche a fronte dell’aumento dei costi di produzione, si fanno sempre più pesanti. Partono principalmente da questa emergenza, oltre che dalla necessità di ristabilire un migliore equilibrio tra le diverse forme di caccia presenti nella nostra regione, le modifiche apportate dalla Regione Umbria, anche su sollecitazione delle Province di Perugia e Terni, al Regolamento regionale 34/99 che disciplina il prelievo venatorio dalla specie cinghiale. Modifiche, di recente introduzione, di cui hanno parlato questa mattina in conferenza stampa presso la sede centrale dell’Amministrazione provinciale di Perugia gli assessori regionale Lamberto Bottini e provinciali Massimo Buconi e Gianni Pelini. In Umbria il 30% della popolazione venatoria si dedica alla caccia al cinghiale e sono 330, di cui 192 nella provincia di Perugia, le squadre cinghialiste in attività, per un totale di 12-13.000 cacciatori. Un mondo in continua crescita che, a detta delle Istituzioni umbre, va maggiormente responsabilizzato attraverso regole più certe, al fine di rendere maggiormente efficace l’azione di contenimento della specie, considerata attualmente dagli addetti all’agricoltura tra le maggiori emergenze. “Per poter guardare avanti con maggiore serenità – sono state le parole dell’assessore Bottini – e nel rispetto dell’armonia tra le diverse esigenze, occorre disciplinare con più forza questa attività”. Da qui la decisione della Regione, condivisa dalle Amministrazione provinciali, di modificare il Regolamento in vigore, introducendo un rapporto diretto tra le squadre cinghialiste ed i settori in cui effettuare i prelievi. In sostanza, come illustrato questa mattina, d’ora in poi ogni squadra sarà vincolata ad un settore ben preciso, per fare in modo che l’azione di controllo sia distribuita uniformemente su tutto il territorio regionale. “C’è la necessità – ha commentato Buconi – di aumentare la compatibilità tra la caccia al cinghiale da una parte e le produzioni agricole e le altre forme venatorie dall’altra. L’obiettivo di questa modifica al Regolamento, sulla scia di esperienze già avviate in altre regioni, è di migliorare la gestione della specie e di dare quindi risposte concrete alle crescenti richieste di maggiore controllo da parte del mondo agricolo”. Della stessa opinione l’assessore ternano Pelini che ha parlato del cinghiale come di una specie ormai fuori controllo ed ha sottolineato l’importanza ormai irrinunciabile della sottoscrizione degli accordi di mobilità venatoria con le regioni confinanti. Hanno preso parte alla conferenza stampa anche i presidenti dei tre Atc umbri: Ezio Bordicchia, Quartilio Ciofini e Giovanni Eroli. Condividi