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fonte: www.dazebao.org di Maurizio Zaffarano ROMA - Il campionato di calcio che comincerà sabato 28 agosto non sarà solo il campionato dello spezzatino televisivo, con le partite spalmate tra il venerdì e il lunedì, quello del possibile sesto scudetto consecutivo dell’Inter piuttosto che del ritorno alla vittoria per Juve o Milan o della consacrazione vincente per la Roma di Ranieri o del gran balzo verso il vertice per Napoli, Genoa, Palermo, Lazio, Fiorentina, Sampdoria. Sarà anche il primo campionato caratterizzato dalla tessera del tifoso. La tessera del tifoso è stata varata dal Ministro degli Interni Maroni, d'intesa con il capo della polizia Manganelli, il 14 agosto 2009. La sua applicazione obbligatoria, inizialmente prevista per seguire la propria squadra in trasferta a partire dal 1 gennaio 2010, è stata posticipata alla stagione agonistica attuale, tenuto conto delle difficoltà organizzative incontrate dalla maggioranza delle società di calcio. Si tratta essenzialmente di uno strumento di identificazione del tifoso, avente lo stesso formato di una carta di credito, dotata di microchip e fotografia. Solo chi ne è titolare, e dunque non sia stato colpito dal divieto di accedere a manifestazioni sportive (DASPO), può sottoscrivere un abbonamento alle partite casalinghe della propria squadra o sedersi, per quelle in trasferta, nel settore dei tifosi ospiti. Ad essa le società sportive hanno unito ulteriori funzioni, commerciali e di fidelizzazione, quali quella di documento per usufruire di sconti presso imprese convenzionate, raccolta punti stile supermercato, carta di credito prepagata. Sarà, comunque, sempre possibile acquistare un biglietto nominativo pur non essendo titolari di alcuna tessera. Nelle intenzioni di Maroni la tessera del tifoso dovrebbe rappresentare un deterrente contro il dilagare della violenza negli stadi, che impone tra l'altro allo Stato un onere non trascurabile in termini finanziari per il rilevante impegno richiesto alle forze dell'ordine, imponendo la selezione, il controllo e l'identificazione di chi accede abitualmente allo stadio. La sua adozione, oltre a porre non pochi interrogativi dal punto di vista della legittimità costituzionale (certo è singolare che lo stesso governo che contrasta le intercettazioni telefoniche ed il diritto di cronaca dei procedimenti giudiziari perché sarebbero in contrasto con l'aspirazione alla privacy poi ponga regole 'dirigiste' per la fruizione di uno spettacolo sportivo ...), è duramente contrastata, per evidenti ragioni, dalle organizzazioni ultras dei tifosi, che hanno fin qui approfittato dell'anonimato delle folle degli stadi per dettare la propria legge non raramente in stretto e diretto collegamento con organizzazioni politiche eversive, oltre che criticata da numerosi esponenti del mondo del calcio (calciatori, allenatori, dirigenti). La rumorosa e violenta protesta dei 'tifosi' atalantini (tra virgolette visto che con lo sport hanno ben poco a che fare) alla festa della Lega a Bergamo e la contestazione nei confronti di Maroni dimostra proprio la volontà di non rinunciare a quella zona franca, a quella terra di nessuno costituita dagli stadi dove sfogare le proprie frustrazioni e sentirsi protagonisti di un potere 'alternativo'. Al di là delle polemiche e delle dimostrazioni, di fronte alla montagna del problema violenza legato al fenomeno calcio (e qui tornano alla memoria alcune morti tragiche ed assurde, quelle di Vincenzo Paparelli, Vincenzo Spagnolo, Filippo Raciti, Gabriele Sandri), alle sue cause di ordine sociale, culturale, politico, di inadeguatezza logistica degli stadi (chi ricorda che il manager 'illuminato' Luca Cordero di Montezemolo era alla guida dell'organizzazione dei Mondiali italiani del 1990 che ha promosso la ristrutturazione degli stadi nella loro attuale configurazione?), alla deliberata strategia di offrire una selvaggia e bestiale valvola di sfogo (i “circenses”) ad una società alienata ed alienante, l'adozione della tessera del tifoso sembra davvero rappresentare poco più del classico parto del topolino. Condividi