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di Greta Buone notizie sul fronte del variabile: l’Italia la più conveniente dell’Unione ROMA – 60 punti base. Ovvero il 13% in più. E’ quanto un italiano paga per un mutuo a tasso fisso rispetto ai cugini europei. Infatti, contrarre un prestito ipotecario a tasso fisso costa in media 50 euro in più ogni mese (15mila euro considerando l’intero piano di ammortamento per un mutuo del valore di 150mila euro in 25 anni). 36 sono invece i punti base in meno che costa contrarre un prestito ipotecario a tasso variabile. In percentuale, se i tassi medi praticati in Europa si attestano intorno al 2,58%, in Italia la media è al 2,22%. Ovvero 27 euro in meno al mese sempre considerando un mutuo da 150mila euro su 25 anni. Sul fronte del tasso fisso, molteplici sono le cause del fenomeno. Per l’Abi, l’Associazione bancaria Italiana, si va dai costi di raccolta fino al “loan to value” ovvero il rapporto tra il totale del finanziamento e il valore dell’immobile, passando per la qualità delle infrastrutture immateriali. Così, se da un lato si registra un significativo impatto a fronte di una maggiore rischiosità “di quei finanziamenti per cui il valore della garanzia è più contenuto”, come registra l’Ufficio Studi dell’Associazione, dall’altro molto dipenderebbe anche dai costi di raccolta e dai tempi più lunghi di recupero dei crediti. Sostiene l’Ufficio Studi dell’Abi che “In Italia non ci sono strumenti simili a quelli che sono in Francia e Germania, che agevolano la raccolta sul medio-lungo termine a baso costo”. Inoltre va detto che “in alcuni paesi, in particolare in Germania, il tasso appare fisso ma in realtà è rivisto ogni pochi anni”. Il risultato finale della combinazione di questi fattori è che i costi di raccolta dei capitali sono inferiori rispetto a sostenuti dalle banche italiane. Se poi si considera l’inefficienza della giustizia civile, ecco che all’aumentare dei costi connessi alle procedure giudiziarie necessarie per far valere il credito vantato, a diventare più onerose sono proprio le condizioni proprio economiche applicate ai mutui. Intanto, i finanziamenti per la casa continuano a crescere e, in media, la rata costa il 20% del reddito familiare disponibile. A renderlo noto l’ultimo rapporto realizzato dall’Abi in collaborazione con il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali intitolato “Report trimestrale. Indicatori di indebitamento, vulnerabilità e patologia finanziaria delle famiglie italiane”. Condividi