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TERNI - Tornano i writers e si grida al degrado urbano. Quindi Disciplina. Il Disciplinare Graffiti, nell'art. 4 recita: “Gli spazi utilizzati in qualunque caso non possono contenere disegni e scritte di carattere politico e immagini, disegni, scritte, offensive e contrarie alla morale pubblica e al costume, né contenere riferimenti razzisti e xenofobi”. Se ciò che è scritto ha senso il Comune dovrebbe fare un disciplinare sulla pubblicità sia commerciale che politica. Ma la “morale” è naturale o è un prodotto storico – culturale? Il problema è un altro. E' più osceno un manifesto gigante di un sedere nudo che pubblicizza una nota marca di biancheria intima, o un sedere nudo dipinto che non reclamizza nulla? E' più osceno un manifesto politico gigante contro gli extracomunitari di un noto partito italiano, o un graffito contro la guerra? I graffiti come i murales, siano essi erotici che politici, sono sempre esistiti fin dall’antichità. “Salve, Primigenia Nocerina. Per non più di un'ora vorrei essere la gemma dell'anello mentre lo inumidisci con la bocca per imprimere il sigillo” è un noto graffito di Pompei, per non citare i murales politici di Orgosolo. Siamo seri, eliminiamo l’art.4. Oggi come ieri l'arte, in quanto libera espressione sociale, il potere tende a disciplinarla per piegarla ai suoi scopi e al sistema mercantile: musei, gallerie, festival, spazi autorizzati; o la reprime. Il problema è chi regolamenta ignora il fenomeno che vuole regolamentare, chi accetta il regolamento guadagna sul fenomeno regolamentato. E’ interessante vedere chi ha preso i soldi dei “bandi giovani”. Il Disciplinare, come le ordinanze, sono le forme contemporanee d’Inquisizione, che sotto la morale, la sicurezza e il decoro mascherano nuovi “indici” e nuove censure. I writers, in quanto forma di critica sociale e politica, si sono sempre scontrati con l'autorità. In Cile sotto Pinochet, in Argentina sotto la dittatura militare, nella liberale Inghilterra e in America dove si diede vita alla polizia antigraffiti, un po’ come gli attuali “volontari del decoro”. Uso di “buff”, sostanza nociva, rotoli di filo spinato lungo le metropolitane, pattuglie in borghese e una campagna pubblicitaria contro i writers. Lo scontro fu inevitabile, i manganelli contro gli spray, i pestaggi e un ragazzo di 25 anni venne ammazzato dalla polizia. Oggi anche in Italia? In attesa a Terni si attiva un altro tassello del “pacchetto sicurezza” di Maroni. Ma chi sono i writers? Sono scrittori contro l'anonimato metropolitano, contro i muri grigi che imbrigliano i sogni, contro la disumanità del potere. Sono narrazioni, urla metropolitane incise su anonimi fogli urbani, costituiscono parte dell'identità urbana di città mutevoli. Cosa sarebbero quei “vuoti” urbani, presenti anche Terni, senza il colore di un graffito, di un murales unici segni di un vissuto, di un passaggio umano? Grigi, indistinti, aridi spazi urbani. Il writer lotta contro la massificazione, come dice il writer Deposito 37, non lasciare un segno “mi fa sentire come una delle tante facce anonime ed indistinte che affollano il centro il sabato ed i pub la sera. Folla grigia che non lascia nulla dietro di sé a parte bicchieri vuoti e mozziconi di sigarette”. In quanto segno sociale i writers hanno un loro codice, ad esempio è assolutamente vietato pittare luoghi di culto e monumenti storici, e se il codice non viene rispettato il writer viene escluso dal gruppo. Purtroppo, riprendendo Deposito 37, se il “writing è diventato quello che è adesso nei suoi aspetti negativi, la colpa è anche dei media”. Chi denunciava il graffitismo ha trovato poi redditizio cavalcare l'onda della moda hip hop, trasformando un movimento underground in una pagliacciata da vetrina del centro. La moda hip hop ha esaltato ciò che gli è collegato, tra cui il writing. I ragazzini sono stati bombardati di canzonette e da graffiti da centro commerciale. Il ghetto style è diventato patrimonio delle MTV-generations e delle successive, producendo writers ignoranti delle radici del writing e delle sue regole, creando sciami di graffitari per moda e la moda, si sa, è acritica. Per noi il writing è un fenomeno sociale da ascoltare e vi invitiamo alla prudenza, altrimenti tra ordinanze e disciplinari si rischia che qualcuno affermi, come fece un noto politico del novecento, che “... il compito dell’arte non è quello di richiamare segni di degenerazione, ma quello di trasmettere benessere e bellezza ...” Adolf Hitler, discorso tenuto al congresso sulla cultura del 1935, contro i dadaisti, i cubisti, i futuristi e gli espressionisti. Se educazione volete, educate alla storia più che alla legalità. Condividi