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PERUGIA – L’approvvigionamento idrico dell’Umbria, sia dal punto di vista irriguo che idropotabile, sarà sempre più dipendente dai grandi invasi, vera e propria “boccata d’ossigeno” per una regione che, nonostante le sue tradizionali riserve d’acqua, ha già iniziato a conoscere momenti di difficoltà e crisi. Come accaduto nella scorsa stagione estiva, quando Regione e Provincia sono state costrette a più riprese ad emanare ordinanze di divieto di attingimento dai diversi corpi idrici, a partire da quello più grande, il lago Trasimeno. Così, nonostante l’attuale andamento climatico non lasci intravedere un’inversione di tendenza (le piogge sono sempre più scarse e concentrate; gli eventi estremi tendono a spostarsi verso il fine primavera; a fronte di una certa quantità di pioggia caduta diminuisce la capacità di deflusso; ecc…), si ha motivo di ritenere che la prossima stagione estiva possa essere gestita con maggiore tranquillità e che si possano scongiurare momenti di crisi e di deficit idrico. Ad aprire concreti spiragli di luce in un panorama che per altri versi non riserva nulla di buono, sono appunto per l’Umbria i due principali invasi da cui sempre più insistentemente dipenderà il suo approvvigionamento idrico: le dighe di Montedoglio e quella sul Chiascio. A riferire sulle novità in merito è stato nei giorni scorsi il direttore dell’Ente irriguo umbro-toscano, Diego Zurli, invitato ad intervenire in audizione dalla prima Commissione consiliare permanente della Provincia di Perugia, presieduta da Fausto Cocciari. “L’effetto combinato delle due dighe – sono state la parole di Zurli – dovrebbero rendere il prossimo periodo estivo meno critico del 2007”. Per quanto riguarda Montedoglio (che aldilà dell’utilizzo a fini irrigui, serve attualmente a fini idropotabili 15 comuni tra Umbria e Toscana per poi passare in futuro a 30), l’invaso ha recentemente recuperato un po’ di risorsa idrica, stabilendosi a 387 metri s.l.m., per corrispettivi 101 milioni di metri cubi d’acqua presente (di cui 50 a disposizione e i rimanenti utilizzati come scorta). “Al momento pertanto – ha spiegato Zurli – la diga ha un deficit idrico di 55 milioni di metri cubi, dal momento che la sua quota massima è posta a 394,60 mt. s.l.m.”. La situazione attuale della diga consente di ipotizzare che per la prossima stagione estiva non ci saranno problemi di approvvigionamento per gli acquedotti come pure per gli impianti di irrigazione esistenti nell’area che si estende da San Giustino a Città di Castello. Relativamente alla diga sul Chiascio invece le novità principale è rappresentata dal fatto che sono terminati i lavori più significativi (la realizzazione cioè del nuovo scarico di fondo), tanto che a partire dalla fine di aprile si potrà iniziare ad accumulare acqua nell’invaso fino ad arrivare a 262 mt. s.l.m. (pari a 8-9 milioni di metri cubi). “Si tratta di una quantità di risorsa – ha informato Zurli – che d’intesa con gli Enti pubblici, in caso di necessità, potrà essere impiegata nei mesi più siccitosi così da arrecare meno sofferenza all’asta del Chiascio e al Tevere”. Buone notizie anche sul fronte dell’adduzione di acqua a fini irrigui da Montedoglio al Trasimeno. Ultimati i 4 lotti di opere, è in dirittura d’arrivo il quinto, realizzato al 75% (restano in pratica da collocare gli ultimi 3,5 chilometri di tubazioni). Intanto, secondo quanto riferito dal direttore dell’Ente irriguo, è in fase di aggiudicazione un ulteriore lotto (da 33 milioni di euro), per portare le condotte nelle aree irrigue poste a sud, fino alle zone limitrofe ai laghi di Chiusi e Montepulciano. Si tratta di opere che dovranno andare ad alimentare un complesso sistema di reti irrigue intorno al Trasimeno spingendosi fino alle aree irrigue della Valle del Moiano dirigendosi inoltre verso Porto di Castiglione del Lago. “Per il futuro – ha aggiunto Zurli – non si esclude, in caso di surplus di risorsa, che il lago possa essere approvvigionato in maniera diretta con l’acqua di Montedoglio, dal momento che tecnicamente ci sono già le condizioni necessarie”. Ma per Zurli la vera, grande scommessa, dell’Umbria rimane la diga sul Chiascio, per la quale pochi giorni fa è stato consegnato il progetto da 40.000 euro per la stabilizzazione delle sponde. A suo giudizio infatti l’invaso non solo costituirà una preziosa riserva per la Valle Umbra quando in estate le sorgenti a cui essa ricorre entrano in sofferenza, ma anche per lo stesso lago Trasimeno che, come dimostra uno studio del prof. Lucio Ubertini, potrebbe essere alimentato per caduta in maniera diretta, utilizzando, ad eccezione di alcune opere aggiuntive nel tratto terminale, le reti idriche esistenti. “Ritengo – ha concluso il direttore dell’Ente irriguo – che questa ipotesi possa essere molto valida da approfondire e portare avanti con impegno”. Condividi