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PERUGIA - ''Capisco il dolore di chi ha perso una figlia ma credo nell'innocenza di Roberto Spaccino'': cosi' l'avvocato Michele Titoli nella sua arringa all'udienza odierna del processo d'appello al camionista condannato dalla Corte d'assise di Perugia all'ergastolo per l'omicidio della moglie incinta all'ottavo mese. ' 'Quello contro Roberto e' un processo indiziario - ha detto Titoli - In aula e' stato descritto come un cattivo padre ma nella realta' e' un uomo completamente diverso''. La difesa di Spaccino nella prima parte dell'arringa si e' soffermata sui maltrattamenti che avrebbe subito la vittima nei mesi precedenti la sua uccisione: ''Se la situazione era cosi' grave - si e' chiesto Titoli - com'e' possibile che nessuno sia intervenuto con forza consigliando a Barbara di rivolgersi ai carabinieri? Ci rappresentano una vita infernale ma non ci risultano sopraffazioni fisiche ne' verbali. Non possiamo limitarci a una valutazione superficiale degli episodi - ha detto Titoli - alcune deposizioni sono state contrassegnate da pregiudizi contro Spaccino e la famiglia, definita clan. La procura generale (che ha chiesto la conferma della condanna, ndr) con la parola 'clan' forse utilizza una sintesi linguistica ma esistono decine di sinonimi per indicare un nucleo familiare''. In mattinata l'avvocato Valeriano Tascini, che tutela gli interessi della madre della vittima, Simonetta Pangallo, aveva detto: ''Ci sono tante cose che non quadrano nella ricostruzione dell'imputato. Mente su tutta la linea, ha sempre mentito e continua a mentire''. Condividi