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di Alessandro Cardulli ROMA - Sergio Cesare Marchionne continua nella sua provocazione, da arrogante e prepotente. Aveva annunciato con una intervista a Repubblica la decisione di produrre la monovolume in Serbia e non a Mirafori non tenendo in alcun conto i rapporti con il governo, del resto sempre succube e al più implorante, con le istituzioni locali, il Comune e la Provincia di Torino, la Regione Piemonte, la Confindustria, i sindacati firmatari dell’accordo capestro per Pomigliano, certo non la Fiom rea di non inginocchiarsi di fronte a colui che si ritiene l’imperatore dell’auto. Ora, sempre attraverso Repubblica, arrivano notizie senza dubbio fatte circolare dalla Fiat. Non si tratta di una novità ma si fa sapere che ci si avvicina ad un prima tappa per smantellare ogni e qualsiasi residuo di contratto nazionale di lavoro dei metalmeccanici. Addirittura si parla di una possibile uscita da Confinsuatria, cosa che ha messo in allarme la Marcegaglia che quando ha letto l’intervista relativa alla produzione da trasferire in Serbia ha colto l’antifona e si è affrettata a cercare Marchionne. Si parte, ovviamente, da Pomigliano perché da quell’accordo capestro inizia un percorso di smantellamento delle aziende che producono auto in Italia. L’ Ad del Gruppo aveva avuto assicurazioni sia dal ministro Sacconi che da Cisl e Uil che il referendum sarebbe stata una passeggiata. Così non è stato. Non solo: da Mirafiori a Melfi, da Pomigliano a Termini Imrese la Fiom ha posto una serie di problemi, fra cui il pagamento del premio ndinproduzione. Ci sono stati scioperi, manifestazioni. Nuova società per assumere chi firma l’accordo di Pomigliano Allora cosa pensa Marchionne? Costruisce un “ suo “ referendum. Affida ad un gruppo di avvocati e commercialisti, che vengono definiti ampollosamente “ giuristi” la costituzione di una nuova società che prenda il posto della Fiat per gestire Pomigliano. Si mormora che questa società sia già stata registrata. Avrebbe il compito di riassumere i lavoratori con un nuovo contratto, quello firmato dalle organizzazioni di Cisl, Uil, Ugl e Fismic ma non dalla Fiom. Tutti gli assunti, anche quelli che hanno votato no all’accordo separato, devoni impegnarsi a rispettare quel testo che manda in soffitta il contratto nazionale, le leggi, lo Statuto dei lavoratori. Altrimenti se ne restano a casa. Ma, come dicevano gli studenti del Maggio francese, non né che il debutto. Marchionne ha già pronto un contratto che riguarda tutti i lavoratori Fiat e poi, ancora più in là, tutto il settore auto. A Cesare insomma piace un sindacato che è solo corporazione, un sindacato di mestiere come avveniva nel ventennio di Mussolini. L’Ad Fiat punta ad un contratto per l’auto Fanno sapere dal Lingotto che il contratto nazionale dei metalmeccanici è incompatibile “ con il mercato globale e con il progetto Fabbrica Italia”. Per evitare qualsiasi “ contaminazione “ con contratti nazionali di categoria è prevista l’uscita da Confindustria. In questo modo la Fiom, ormai vera ossessione di Marchionne, perderebbe ruolo e forza. In realtà l’attacco alla contrattazione, alle leggi e alla Costituzione,che si fa sempre più velenoso è un segno di debolezza. Cesare non è in grado di confrontarsi con la Fiom con la Cgil che avanzano proposte concrete, che fin dalle prime mosse della Fiat hanno avvertito la pericolosità dei progetti del Gruppo, una uscita degli stabilimenti italiani dalla produzione. Un crollo verticale dell’apparato industriale del nostro paese per di più in un momento in cui la manovra del governo rischia di aggravare la crisi senza un minimo di interventi per la crescita, lo sviluppo, ma solo tagli iniqui. E il governo non s fare di meglio che convocare un tavolo. Come sempre non si nega a nessuno. Il problema sono le portate. Da dazebao.org Condividi