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di Alessandro Cardulli Genova, Piazza Alimonda, ore 17,20 del venti luglio del 2001. Scontri fra carabinieri e manifestanti. Protesta di piazza contro il G8 che si tiene nel capoluogo ligure. Le forze dell’ordine, si fa per dire visti i fatti, vogliano impedire a un gruppo di giovani di avvicinarsi alla “zona rossa”. Carlo Giuliani è fra coloro che manifestano. Rimarrà ucciso, colpito a morte da un proiettile sparato da un carabiniere. Un vicequestore, Adriano Lauro, urla prendendo di mira un manifestante: “Bastardo! Lo hai ucciso tu, lo hai ucciso! Bastardo! Tu l’hai ucciso, col tuo sasso, pezzo di merda! Col tuo sasso l’hai ucciso! Prendetelo!” E’ il primo immediato tentativo di depistaggio. Quel “bastardo” che viene inseguito per finta, ovviamente, non verrà mai preso. Il tentativo di addebitare la morte di Carlo ai manifestanti si sgonfia immediatamente. A sparare è stato un carabiniere quando ha visto che Carlo teneva in mano un estintore. Si dice che abbia avuto paura e fatto partire due colpi. Carlo era a quattro metri di distanza. Difficile che l’estintore potesse diventare un’arma micidiale. Carabinieri e polizia perdono la testa Carabinieri e polizia perdono la testa, una camionetta passa due volte sul corpo di Giuliani il cui cuore batte ancora. Il colpo di pistola lo ha raggiunto sotto lo zigomo sinistro per fuoriuscire dalla nuca. Carlo muore. Divampano le polemiche, compaiono filmati che raccontano la verità, il carabiniere che ha sparato viene assolto per legittima difesa. Ma nell’arco degli anni emerge con sentenze che condannano i vertici della polizia quale era e chi costruì un clima di violenza, violenza di Stato. Bugie, false testimonianze, selvagge incursioni alla caserma Diaz e a Bolzaneto, pestaggi di giovani fermati. In quel clima Carlo venne ucciso. Genova ogni anno lo ricorda, rende omaggio alla sua memoria. L’ articolo di Pigi Battista: un’offesa alla memoria Questa volta l’omaggio l’ha anticipato un giornalista noto come il principe dei cerchiobbotisti, Pierluigi Battista, detto Pigi, vicedirettore del Corriere della Sera, sempre più spostato verso chi comanda. Un “omaggio” velenoso, di cattivo gusto per non dire di peggio cui risponde con grande dignità il padre di Carlo, Giuliano Giuliani che vorrebbe solo che “si ricordasse che suo figlio è stato ucciso dallo Stato”. Battista ignora proprio questo. Ha preso spunto dalle parole pronunciate da Nichi Vendola ai giovani che partecipavano alle “fabbriche”, definendo eroi Falcone, Borsellino e, con loro, Carlo Giuliani. Il Battista ha visto rosso e ha ben pensato di rimettere le cose a posto, facendo una lezioncina come è nel suo stile. Lui, solo lui, è in possesso della verità di quei drammatici momenti vissuti a Genova. Lui sa chi era Carlo. Certo, dice, era un ragazzo degno di rispetto ma ecco, dopo il colpo al cerchio arriva quello alla botte. “Stavano dando l’assalto ai carabinieri” “Faceva parte di un gruppo di manifestanti (non tutti i manifestanti) - scrive il Pigi - che stava dando l’assalto a un gruppo di carabinieri con bastoni, spranghe, estintori, coperti da fazzoletti e passamontagna., in tenuta da guerriglia urbana”. Carlo era uno di loro, un “guerrigliero urbano”, di fatto. E Battista dopo aver riportato quasi fedelmente il verbale della questura, non sia mai che si metta in dubbio la parola delle autorità, grida: “No, Giuliani non era un eroe. Il comportamento di Giuliani non può essere un esempio: fu solo l’antefatto di una tragedia, la vita di un giovane stroncata in circostanze drammatiche che non si dovrebbe ripetere”. E poi a proposito delle parole di Vendola parla di “concessione a una retorica estremistica” di “un richiamo alla vecchia identità della sinistra”. Non solo lascia intendere che proprio Carlo fu tra coloro che provocarono gli incidenti prima delle violenze nelle caserme per le quali si sono avute decine di condanne di appartenenti alla forze dell’ordine. Così giustifica anche i poliziotti che si scagliarono bestialmente contro i fermati. Non ci si sono parole a commento di un articolo che ha fatto bella mostra di sé sul più grande quotidiano italiano. La risposta del padre di Carlo Forse sarebbe il caso che il direttore chiedesse scusa alla famiglia, ai genitori di Carlo. Giuliano, il padre, ci dice che non meriterebbe neppure una risposta, quanto ha scritto Battista anche se “questa volta ha detto che Carlo è degno di rispetto, il che per lui è già un passo avanti”. “Io ringrazio Vendola - prosegue Giuliano Giuliani - per la sensibilità, l’omaggio alla memoria di Carlo. Io non ho mai detto di mio figlio che era un eroe, per me era solo un ragazzo che si batteva per affermare le sue idee, la difesa delle libertà e dei diritti delle persone, idee che raccontano la storia del mondo. Vorrei solo una cosa: che si ricordasse, non si dimenticasse mai che Carlo è stato ucciso dallo Stato”. Così anche noi lo ricordiamo. Da dazebao.org Condividi