di Giuliano Pennacchio
ROMA - Siamo agli ultimi stadi del processo di privatizzazione della Compagnia di Navigazione pubblica Tirrenia. Il 30 settembre prossimo sarà il termine ultimo, imposto dall’Unione Europea per la liberalizzazione del settore.
Ad oggi, a tre mesi da settembre, il quadro non è ancora del tutto chiaro per quanto riguardano le prospettive occupazionali; tra i lavoratori persiste un forte disagio.
Dall’interno della Compagnia è stato lanciato un appello, dai lavoratori amministrativi e naviganti delle società Tirrenia e Siremar, al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, al Ministro dell’Economia e delle Finanze, a Fintecna, la società pubblica che controlla attualmente Tirrenia, all’Amministratore Unico di Tirrenia e Siremar, alle segreterie nazionali delle organizzazioni sindacali di categoria, per chiedere trasparenza in merito alle dinamiche che stanno attraversando l’azienda.
Nelle ultime settimane, infatti, il processo di privatizzazione di Tirrenia e della controllata Siremar, ha raggiunto il punto di svolta. Il mancato affidamento delle Società ad una nuova proprietà, corrisponderebbe allo smembramento delle linee ed alla conseguente cessione all’armamento privato dei settori dell’azienda più remunerativi o assistiti dalle sovvenzioni dello Stato.
Al pericolo per la tenuta dell’occupazione e dei servizi, non ha sin qui corrisposto un’adeguata risposta unitaria del movimento sindacale. L’atteggiamento del sindacato, secondo i lavoratori, è stato più improntato ad estremismi di facciata che ad una visione organica e responsabile del percorso di privatizzazione.
I lavoratori puntano il dito, ad un lato, contro i piani di ristrutturazione non chiari. Dall’altro lato, sottolineano le difficoltà e le contraddizioni del sindacato nell’affrontare con limpidezza una trattativa che dovrà far approdare i lavoratori verso il nuovo assetto organizzativo e contrattuale della Compagnia.
I lavoratori amministrativi e naviganti di Tirrenia e Siremar, auspicando una rapida conclusione dell’iter di gara, con l’affidamento delle Società di Navigazione ad una nuova e certa proprietà, si rivolgono al sindacato (alla CGIL, in primis ed a tutte le altre sigle del comparto), affinché si sviluppi un’azione fortemente unitaria. Solo, in questo modo, si possono difendere al meglio i diritti dei più deboli.
I lavoratori, infine, auspicano che alle trattative vi sia presente una significativa delegazione di base e che qualsiasi accordo venga sottoposto al vaglio di un referendum tra tutto il personale di terra e di bordo.
dal sito dazebao.org
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