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MASSA MARTANA - “Sono orgogliosa di sostenere il progetto di ricerca di questo sito archeologico che si va sempre più delineando come uno dei più importanti della regione. Gli scavi del Vicus Martis Tudertium rappresentano uno strumento importante di diffusione e di documentazione della storia antica del territorio massetano e dell’area centrale dell’Umbria lungo l’asse della Via Flaminia antica” . Con queste parole Maria Pia Bruscolotti, sindaco di Massa Martana, ha salutato gli ospiti che questa mattina hanno partecipato alla conferenza stampa di fine scavo che si è tenuta presso la chiesa di Santa Maria in Pantano. Gli altri interventi, in primis quello del dott. Baldelli, attuale reggente della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Umbria, e del dott.Paolo Bruschetti soprintendente agli scavi del Vicus, hanno sottolineato la valenza culturale di questi progetti che inseriti e messi in rete con i più ampi contesti territoriali,non sono solo portatori di sviluppo turistico-culturale ed economico,ma rappresentano anche un valido strumento di tutela per il nostro patrimonio storico-archeologico. Fondamentale anche il ruolo della Provincia di Perugia, che attraverso l’impegno del suo assessorato alla cultura, ha inserito il progetto in un piano di finanziamenti già deliberati. Questa importante risorsa economica, permetterà il notevole incremento degli scavi e della ricerca scientifica in generale. Nei mesi di giugno-luglio 2010 è stata avviata la terza campagna di scavi archeologici nell’area di Santa Maria in Pantano, nel comune di Massa Martana (PG) sorto intorno all’omonima chiesa, la quale si affaccia direttamente sull’attuale Via Flaminia. Le indagini, realizzate sotto l’egida e in collaborazione con il Comune di Massa Martana e grazie ad un contributo della famiglia Angelantoni, su concessione del Ministero dei Beni Culturali e sotto il controllo della Soprintendenza Archeologica dell’Umbria nella persona del dott. Paolo Bruschetti, sono state condotte da un gruppo di studenti americani della Drew University di Madison, New Jersey e provenienti da altre università americane, guidati dal professor John Muccigrosso e con il supporto tecnico di Intrageo - impresa archeologica di Todi. Nella zona, già Becatti aveva proposto di collocare il Vicus Martis Tudertium, attestato da numerose epigrafi provenienti da questa località e da identificare con la Statio ad Martis sulla Flaminia ricordata dai vasi di Vicarello, dall’Itinerario di Antonino e dalla Tabula Peutingeriana. Il vicus sorgeva presso una diramazione che collegava il percorso alla Via Amerina e quindi a Todi, costituendo un avamposto di Tuder sulla Flaminia, concepito e fondato dalla città stessa, a cui infatti si richiama nel nome. La campagna di scavo, quindi, è nata innanzitutto con l’obiettivo di contribuire alla conoscenza del territorio, ma anche di apportare nuovi dati utili allo studi dei vici, impianti abitativi spesso di modesta entità ma che, sorgendo intorno a snodi fondamentali di comunicazione, potevano ospitare anche complesse strutture produttive, ricettive, cultuali. L’iniziativa, inoltre, si inserisce in un più vasto programma di valorizzazione del territorio di Massa Martana e dei comuni di Acquasparta e S. Gemini, situati lungo l’antica Via Flaminia, allo scopo di migliorare la fruizione dei luoghi d’importanza storico-archeologica. Gli scavi di questa campagna 2010, non fanno che confermare l’importanza di questo sito. Grazie alle prospezioni geo-magnetiche effettuate in collaborazione col Centro Eccellenza dell’Università di Perugia, l’area urbana del Vicus ad Martis (Tudertium) si può estendere ora all’interno di un’area vasta almeno 7 ettari. In alcune zone, i risultati suggeriscono la presenza di grandi edifici absidati e con la presenza di pavimenti di alta qualità. I nuovi saggi, contigui a quelli aperti nelle due campagne precedenti nell’area accanto alla chiesa attuale, hanno messo in luce i muri di un edificio lungo oltre 20 metri e largo 16. Dalla presenza di marmi africani, tessere di mosaico, intonaci parietali policromi, vetri ed altri materiali pregiati e di un altissimo livello di raffinatezza, possiamo ora immaginare il Vicus ad Martis, non solo come una semplice stazione di sosta sulla Via Flaminia, ma come un insediamento di grande importanza e ricchezza, cresciuto parallelamente alla grande storia di una delle più importanti arterie della storia romana; questo spiegherebbe anche la sua presenza sui vari itinerari antichi giunti fino a noi. Dopo il suo abbandono nella tarda antichità, il Vicus, nei secoli della diffusione del cristianesimo, è stato anche luogo di sepoltura. La tipologia costruttiva delle tombe ritrovate e gli oggetti dei corredi, sono del tutto simili a quelle delle vicine catacombe di San Faustino, situate non lontano dal Vicus lungo la Flaminia. Infatti la scoperta del Vicus ad Martis rappresenta la probabile risposta ad un enigma che ha interessato gli studiosi contemporanei, riguardo l’ubicazione di queste famose catacombe cristiane, che, fino ad ora, uniche nel loro genere, non erano collegabili ad alcun centro limitrofo. Come affermato dall’arch. Anna Romanini, responsabile per l’Umbria della Pontificia Commissione per l’Archeologia Sacra, “tale ipotesi ha suscitato l’ interesse della Pontificia Commissione, che nell’ambito di un rinnovato spirito di conoscenza e ricerca scientifica, ha deliberato un prossimo seminario di studi dove verranno approfondite le conoscenze sui rapporti tra il vicus e le catacombe, dimostrando il concreto interesse per una futura partecipazione al progetto”. Condividi