Si augura che nel processo di secondo grado ''possano essere scrupolosamente valutati ed approfonditi gli atti processuali, in riferimento alle questioni poste dalla difesa nell'appello, unici elementi da cui la Corte dovrà trarre il proprio convincimento per decidere se Roberto ha veramente commesso il grave reato che lo vede condannato alla pena dell'ergastolo'', la famiglia di Roberto Spaccino, alla vigilia della ripresa del processo innanzi la Corte d'assise d'appello di Perugia nel quale l'uomo è accusato dell'omicidio della moglie, incinta di otto mesi.
''Una famiglia - hanno sottolineato i congiunti di Spaccino - che, insieme al profondo dolore per la tragedia del 24 maggio 2007 e per la lontananza dai propri nipoti, ha dovuto subire, da chi evidentemente non ci conosce, un clima di diffidenza ed astio. Ormai per l'opinione pubblica - hanno aggiunto i familiari di Spaccino - siamo un clan. Si ripetono sempre le stesse situazioni negative mentre non è così".
Riguardo ai due figli di Roberto Spaccino, affidati agli zii materni a Roma hanno ricordato di avere ''chiesto di poterli incontrare più spesso''. ''Anche il tribunale per i minori - hanno aggiunto i familiari di Spaccino - aveva auspicato che i piccoli dovevano mantenere rapporti significativi con il nucleo familiare di origine, ma ci vengono frapposti ostacoli anche di ordine logistico che facciamo fatica a comprendere. Per questo ci fa rabbia sentire dire da qualcuno che non ci interessano''. ''Speriamo che finalmente - ha concluso la famiglia Spaccino - si faccia uno sforzo per cercare di capire cosa è veramente successo la notte in cui è morta Barbara''.
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