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Valerio Venturi Il re dello swing italiano non c'è più. Lelio Luttazzi, compositore, interprete e showman nato a Trieste il 27 aprile del 1923, è scomparso giovedì scorso dopo lunga malattia. E pensare che soltanto da poco aveva deciso di tornare visibile. Per molti anni era rimasto in ombra, lontano dalle scene, anche a causa di un errore giudiziario che gli fece passare le pene dell'inferno nei '70. Poi, complice Fiorello, suo fan, e Arisa, l'autore di «Una zebra a pois» cantata da Mina, de «Il giovanotto matto», della surreale «El can de Trieste» era tornato in televisione. E su disco. A modo suo. Ora lo piangono in tanti: musicisti, operatori dello spettacolo... Abbiamo chiesto a Freddy colt, musicista e storico dello swing italiano, di ricordare Lelio. Colt, autore del libro Perchè Sanremo è Sanremo (edizioni philobiblon) e di Spaghetti Swing (Zona) è anche il "Sultano dello Swing" italiano, l'animatore di uno "Stato" immaginario di jazzofili che annoverava Stefano Bollani e tra gli altri Lelio Luttazzi «Luttazzi - spiega Colt - è stato, a partire dai primissimi anni del Dopoguerra, una delle figure di riferimento dello Swing e del jazz tradizionale in Italia. Ottimo pianista, compositore, arrangiatore e direttore d'orchestra, ha ottenuto popolarità anche come presentatore televisivo, speaker radiofonico, attore e entertainer. Ha scritto alcune delle più belle canzoni swing italiane, tra cui "Il Giovanotto Matto" (lanciata da Ernesto Bonino), "Vecchia America" (Quartetto Cetra), "Legata ad uno scoglio", "Una zebra a pois" (Mina) e ancora "Souvenir d'Italie", "Canto anche se sono stonato", "El can de Trieste". Il Sultanato dello Swing che presiedo non può che inchinare le proprie bandiere alla memoria di questo maestro. Cosa ricorda di lui? Ad esempio questo aneddoto: il maestro lo scorso anno si era messo in contatto con me scrivendo: "Carissimo, ieri sera ho ascoltato via computer la tua trasmissione! (una puntata dedicata a lui che tenni su Radiocittà futura di Roma e Radio Sanremo ). E' stato un vero e proprio panegirico che non credo di meritare. Comunque ti ringrazio davvero di cuore per avere pensato a me. Cordialissimi saluti e complimenti!!". Capito? Era molto umile. Gli dissi che non potevo essere che incensatorio, vista la grande stima che ho per la sua musica e il grande affetto per la sua persona e per ciò che ha rappresentato artisticamente. Cioè? Era il fuoriclasse di un un genere che è sempre stato, in Italia, minoritario - sia alle origini, sotto il regime fascista, sia dopo. Ma che si è sempre rigenerato, grazie ad astri luminosi come lui Fred Buscaglione, Renato Carosone, Jula De Palma, e in anni più recenti Paolo Conte e Sergio Cammariere. Grazie a tutti loro questa musica ha trasceso le epoche ed è sempre giunta fresca fino a noi, influenzando il lavoro di molti. Che cosa lascia, in particolare, alla canzone swingata italiana? Ha detto bene il cantautore swing Sergio Caputo di "Un Sabato Italiano", che ha dichiarato di esser cresciuto con Luttazzi, e che è stato un pilastro nella formazione musicale di molti. Era un maestro anche come intrattenitore, l'erede di una scuola che annovera tra gli altri Bruno Martino e altri crooner e musicisti 'confidenziali'. E' stato tra i primi a importare l'America musicale in Italia, e lo ha fatto sempre con grande classe e grande ironia. Quello che ci ha comunicato resta. Con Luttazzi, malinconico, divertente, scanzonato o profondo, viene meno, dopo la scomparsa di Nicola Arigliano, l'ultima grande personalità di una scuola sincopata italiana di grande caratura. Inoltre Lelio era anche uno dei migliori intrattenitori della nostra televisione. E non è un caso che è stato Fiorello a convincerlo a tornare su piccolo schermo. Per ricordarlo, durante la 12° edizione di Zazzarazzaz - Festival della Canzone Jazzata , in programma a Sanremo l'8 e 9 agosto, abbiamo organizzato un momento di spettacolo, cui seguirà una celebrazione ufficiale in data da decidersi. Le parole in memoria si sprecano. Luttazzi sorriderebbe beffardo. Quando risorse con Fiorello e fu omaggiato nel cd Buoni ottanta, Lelio! da Mina, Fiorello, Cristian De Sica, Renzo Arbore, Gianni Morandi, Lucio Dalla, disse che quello era «un bel coccodrillo in vita... Fantastico, no? Più di quanto mi aspettassi dopo tutti questi anni in cui mi sono comportato come lo scrittore Salinger. Chiuso a casa, al riparo, lontano dal mondo». Da liberazione.it Condividi