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di Daniele Bovi L'appuntamento, per il momento ancora da confermare, è per domani alle 18 nello studio del notaio Biavati, elegante sala parto del Perugia del futuro, quello che riparte dalla serie D. Solo dopo la firma si apriranno caviale e champagne per festeggiare anche se, vista la serie, gazzosa e noccioline andrebbero più che bene. Dopo la cena di ieri sera tra gli imprenditori del nuovo Perugia (Damaschi, Angelelli, Umbrico, Rossi, Farchioni, Ranucci e l'assessore comunale allo Sport Liberati) si va delineando sempre di più la struttura e la dimensione economica della nuova avventura. I soci forti, ossia quelli che metteranno le cifre più consistenti, dovrebbero essere Damaschi e Angelelli. Un ruolo più defilato lo avranno tutti gli altri compresi Cesaretti e Pedini, mentre la Liomatic di Caporali dovrebbe essere lo sponsor per il prossimo triennio. Una delle pochissime condizioni messe sul tavolo però è stata quella relativa all'assenza del costruttore Leonardo Giombini. Con lui in pista in molti hanno fatto capire che si sarebbero defilati. La cifra intorno a cui si ragiona è di un milione di euro più altri 3-400 mila tra sponsor, biglietti e abbonamenti. In questo scenario un ruolo decisivo lo gioca il Comune di Perugia. Ieri sera il sindaco infatti, dopo aver benedetto qualche giorno fa il pool di imprenditori, ha mandato come suo fiduciario proprio l'assessore allo Sport. Liberati da una parte aveva il compito di far sentire la vicinanza delle istituzioni, mentre dall'altra doveva togliere dal piatto dei commensali il piatto più indigesto, quello relativo ai costi di gestione del Curi. Lo storico stadio cittadino infatti soffre da tempo di parecchi malanni dovuti all'incuria. Liberati fra le altre cose ha illustrato quanto scritto in una determina dirigenziale di fine maggio con cui si dà il via a lavori di “manutenzione straordinaria”. Fino alla decadenza della convenzione causa fallimento infatti la vecchia società aveva svolto lavori per 112mila euro. A questo punto dai 320 mila stanziati il 30 luglio scorso ne rimanevano da impiegare 208 mila con il cui il Comune sta pagando fabbri (13mila euro), elettricisti (12mila), idraulici (15mila), interventi sulle strutture metalliche (35mila), sistemazione dei gradoni (21mila) e del manto erboso (27mila) per far tornare il Curi qualcosa di simile ad uno stadio di calcio. Secondo l'idea circolata ieri sera, se le cose andranno in porto la collettività, ossia il Comune, si sobbarcherà la quasi totalità dei costi di gestione, mentre i nuovi proprietari verseranno una cifra intorno ai 100 mila euro annui. Il tutto con una capienza dello stadio ridotta a 7500 posti. Condividi