(di Paolo Petroni). (ANSA) - SPOLETO - Era il 1987 quando John Neumeier arrivo' la prima volta a Spoleto facendo scandalo con la sua Blanche in 'Un tram che si chiama desiderio' realizzato con l'Hamburg Ballett, invitato da Gian Carlo Menotti, capace come sempre di cogliere al volo la qualita' e la novita' per portarla al Festival, anche quando, ed e' accaduto, non fosse cosa proprio nei suoi gusti.
Ieri sera Neumeier con la sua compagnia e' stato protagonista di un omaggio voluto da Alessandra Ferri per il nuovo direttore, Giorgio Ferrara, con un programma di balletti semplicemente intitolato 'The world of John Neumeier' proposti nello scenario di Piazza Duomo, dove si replica oggi. Un successo calorosissimo, come solo il balletto riesce sempre a Spoleto a suscitare, per uno spettacolo sintesi di una carriera (Neumeier ha oggi 68 anni ed e' apparso tra i danzatori ai lunghissimi applausi) che vanta almeno 150 creazioni.
Peccato solo per l'assurdita' di un palco troppo basso per uno spettacolo di danza, cosi' che la maggioranza del pubblico non vedeva mai i piedi e spesso nemmeno le gambe dei ballerini. Ci si chiedeva come non se ne sia accorta la Ferri, responsabile del balletto al Festival, che ha lei stessa ballato piu' volte diretta da questo americano che vive in Germania dagli anni '70.
''Siamo andati talmente in avanti in ogni direzione, che oggi non c'e' piu' niente che possa scandalizzare lo spettatore - afferma il coreografo, ricordando la sua prima volta a Spoleto - bisogna quindi trovare altre direzioni da percorre, piuttosto che quelle capaci di scioccare io scelgo di cercare di esprimere anche la parte metafisica dell'essere umano, raccontandone le emozioni innanzitutto, senza far distinzioni oziose tra danza narrativa e danza astratta''.
E le emozioni sono quelle che hanno preso vita anche stasera, coinvolgendo il pubblico mentre sfilavano alcune delle pagine coreografiche più significative dei suoi più importanti balletti: da 'Variations on I Got Rhytm', con suggestioni ironiche dai film hollywoodiani di Fred Astaire, alla grazia melodrammatica e la tenerezza del passo a due da Orfeo, una delle ultime creazioni (2009); dalla riflessione intensa e con echi neoclassici sull'uomo davanti a Dio e la fede della Passione secondo Matteo di Bach, che inizia con i ballerini nell'ombra tutti di schiena, voltati verso la facciata illuminata del Duomo, sotto cui e' il palcoscenico, agli omaggi ai grandi protagonisti della danza, dall'alta, intima drammaticita' di Nijinsky all'inno allegro, su musiche di Simon & Garfunkel, all'amicizia virile di Opus 100 for Maurice (Bejart), sino al celebre, fisico e sensualissimo passo a due de La signora delle camelie.
Tutto con un grande senso teatrale per lo spettacolo, che strappa applausi a scena aperta, e la qualita' eccezionale di solisti come Kusha Alexi, Catherine Dumont, Leslie Heylmann, Anna Laudere, Lucia Solari, Patricia, Tichy, Mariana Zanotto, Peter Dingle, Dario Franconi, Edvin Revazov, Yohan Stegli, nei costumi di Giorgio Armani, Yannis Kokkos e dello stesso Neumeier.
Direttore e coreografo principale dell'Hamburg Ballett dal 1973, John Neumeier ha ricevuto la sua prima formazione nella danza a Milwaukee nel Wisconsin, citta' in cui e' nato nel 1942 e dove ideo' anche i suoi primi lavori come coreografo. Quindi continuo' i suoi studi sia a Copenhagen sia alla Royal Ballet School di Londra. Nel 1963 entro' nello Stuttgart Ballet, affermandosi come ballerino solista. Prima di approdare alla direzione di Amburgo, e' stato anche direttore del balletto di Francoforte dal 1969.
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