PERUGIA - La famosa sedia impagliata di S. Niccolò di Celle e l’antico telaio di S. Anatolia di Narco sono stati al centro dell’attenzione di un’importante ricerca scientifica dal titolo “Osservatorio linguistico sui saperi culturali tradizionali”, presentata ieri a Cima Sappada, nel bellunese, da Antonio Batinti, docente di Dialettologia Italiana all’Università per Stranieri di Perugia e Antonello Lamanna ricercatore di “Voxteca, Archivio della voce” del Dipartimento di Scienze del Linguaggio, in un convegno internazionale di Studi dal titolo "Le nuove forme del dialetto", organizzato dal Dipartimento di Discipline Linguistiche dell’Università di Padova che vede ogni anno la partecipazione di oltre 200 studiosi provenienti dalle principali università internazionali. Farà conoscere il linguaggio tecnico contemporaneo dei sediai, dei cestai, dei carbonai e dei tessitori umbri l’inchiesta dell’Università per Stranieri di Perugia e sarà anche l’occasione per fare il punto sugli studi etnolinguistici in Umbria. La complessa e articolata indagine, che fa parte del progetto scientifico “Voxteca, archivio della voce” di cui anche la Regione Umbria è partner, è dedicata alla memoria della prof.ssa Vanda Trenta, componente del gruppo di ricerca, recentemente scomparsa, e sarà presto pubblicata in un libro con Dvd. “In queste nostre osservazioni - hanno spiegato Antonio Batinti e Antonello Lamanna - ci sono anche quelle varietà linguistiche di tradizione orale che l’abitudine ci induce a definire ‘dialetti’. Si tratta, invece, di lingue ‘naturali’ affidate alla competenza dei ‘parlanti’ e non a grammatiche e apparati normativi codificati dall’esterno. La trafila dell’oralità su cui si basa la loro trasmissione, e che per secoli è stata la loro forza, col mutare dei modelli sociali e culturali e l’avvento di tecnologie che rivoluzionano i sistemi di comunicazione, rischia di diventare motivo di debolezza. Oggi, perciò è fondamentale riflettere - hanno detto i due autori - sull’importanza di varietà linguistiche che hanno rappresentato un forte strumento di coesione, inscindibilmente legate all’interpersonalità dei rapporti, al gruppo e al territorio. Raccogliendo le testimonianze dei protagonisti - da S. Niccolò di Celle a Battiferro - che rifiutano di interrompere la continuità generazionale - hanno concluso Batinti e Lamanna - alcune parlate, come anche i gerghi e i linguaggi settoriali, altrimenti condannate all’oblio, potranno forse tornare ad essere protagoniste”. Condividi