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ROMA - Parziale mea culpa del Vaticano, che, in una lunga nota, oggi ha difeso la “buona fama” del Dicastero per l’evangelizzazione dei popoli, l’ex Propaganda Fide, ma ha ammesso che esso, nell’amministrazione del proprio patrimonio immobiliare, può “essere esposto ad errori di valutazione e alle fluttuazioni del mercato internazionale”. Propaganda Fide è finita nell’occhio del ciclone, dopo che i pm perugini hanno iscritto nel registro degli indagati il cardinal Crescenzio Sepe, dal 2001 al 2006 a capo della congregazione, nell’ambito dell’inchiesta sul G8. Nel corso “degli ultimi anni – si legge nella nota del Vaticano – si è progressivamente fatta strada la consapevolezza della necessità di migliorare la redditività” del patrimonio “immobiliare e finanziario” di Propaganda Fide e, a questo scopo, “sono state istituite strutture e procedure tese a garantirne una gestione professionale e in linea con gli standard più avanzati”. Propaganda Fide è finita nell'inchiesta sulla "cricca degli appalti", in relazione alla gestione avvenuta sotto la guida del cardinale Sepe, dal 2001 al 2006, attualmente indagato per corruzione dai magistrati di Perugia. In particolare, per lo "scambio di favori" in cui sarebbe rientrata la disponibilità dell'alloggio in via Giulia offerta al capo della Protezione civile, Guido Bertolaso 1, della vendita a prezzi stracciati all'ex ministro Lunardi 2 di un palazzetto di proprietà di Propaganda Fide in via dei Prefetti e dei lavori in messa in sicurezza di un lato del palazzo dello stesso ente ecclesiastico in piazza di Spagna. Addebiti che, in una lettera aperta alla città di Napoli, il prelato aveva respinto, sottraendosi poi all'interrogatorio dei magistrati perugini, autori di una rogatoria internazionale per poter indagare a fondo su tutta l'attività di Propaganda Fide nel biennio 2004-2006. In particolare, su appalti, mutui e conti riconducibili a quella che attualmente è denominata la Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli. Ma, scrive oggi Repubblica, "l'alleanza affaristica, la "lobby del mattone" , stretta tra la "cricca", Guido Bertolaso e il cardinal Sepe, risalirebbe addirittura al Giubileo del 2000 e ai lavori connessi all'evento".. Condividi