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di Giuliano Pennacchio (nostro inviato) POMIGLIANO D’ARCO (Napoli) – Il giorno dopo il referendum, imposto dalla FIAT, sull’accordo che ridisegna lavoro e tutele a Pomigliano il bicchiere è mezzo pieno e mezzo vuoto. Il bicchiere è mezzo pieno per quelle forze che si sono battute per il No (a partire dalla FIOM-CGIL, alle forze della sinistra extraparlamentare, al sindacalismo di base) che con il 36% del consenso, il 40% nel voto degli operai, possono guardare ad una prospettiva nella quale i rapporti di forza possono mutare a favore di chi difende le condizioni materiali ed i diritti dei lavoratori. Il bicchiere è mezzo vuoto per la FIAT che aveva puntato all’union sacrè con le forze del centro – destra, le istituzioni locali e con la neutralità del PD. L’azienda di Torino è riuscita a racimolare poco più di un magro 60% di Sì. I primi commenti dei delegati Per Mimmo, delegato FIOM-CGIL delle RSU il risultato del referendum esprime la presenza di un forte dissenso. Se si esclude il seggio degli impiegati, schierati nella quasi totalità con la FIAT, le percentuali per il No tra gli operai sono sempre sopra il 40%. Vediamo come Marchionne, aggiunge Antonio, delegato FIOM, si comporterà nelle prossime ore, perché questo risultato, venuto fuori dalle urne questa notte alle quattro e venti, risulta essere frutto di una pressione fortissima su ogni singolo lavoratore. Nonostante tutto non sono riusciti a piegare la resistenza degli operai. I lavoratori non si considerano servi. Un dato importante, un segnale netto, con cui tutti, a partire dalla FIAT, si devono confrontare. Nel polo di Nola il no al 70,3% Netta l’affermazione del No dal polo di Nola. Al referendum i voti sono stati 273: 77 sì e 192 no. Il Lingotto ha fondato il polo nel 2008 e vi ha assegnato 316 lavoratori: dovevano continuare la formazione, invece furono spostati lì a lavorare nel settore della logistica. Da due anni protestano per le condizioni di lavoro. Il distacco con la sede centrale boccia pesantemente il piano del Lingotto. A Nola dietro le lavorazioni di rifinitura di pezzi prodotti dalle fabbriche dell’indotto per le auto di Pomigliano c’è una realtà fatta di discriminazioni. A Nola la FIAT ha creato un vero e proprio reparto confino di “vallettiana memoria”, concentrando rappresentanti sindacali dei Cobas, dello Slai, della Fiom. L’azienda ha trasferito lontano dalla fabbrica “madre” gli indesiderabili ed i gli malati con patologie causate dalle fatiche alle linee di montaggio. Mascoli (Fiom): respingere i colpi di coda della Fiat Per Maurizio Mascoli, segretario regionale Fiom Campania il dopo voto segnala un clima positivo; oggi la tensione di questi giorni si è allentata. Non vi è stato il plebiscito su cui aveva puntato la FIAT. Nonostante i ricatti, le intimidazioni, la convocazione dei singoli lavoratori da parte dei capi, i video trasmessi nei punti di ristoro e tanti episodi di una gravità eccezionale, l’attacco ai diritti, il tentativo di umiliare i lavoratori, fino all’ultimo minuto prima della chiusura dei seggi, è fallito. Non ha resistito solo la FIOM (gli iscritti in fabbrica al sindacato dei metalmeccanici della CGIL sono 650), ma per il No hanno votato in 1673. Questo vorrà pur dire qualcosa. Ora c’è da aspettarsi una seconda puntata: la FIAT tenterà di rendere in qualche modo vincolante l’accordo prima di decidere se mantenere l’impegno ad investire. I lavoratori, le forze democratiche, il sindacato devono prepararsi a respingere eventuali colpi di coda. I cittadini si chiedono cosa farà la Fiat I risultati del voto fin dalle prime ore del mattino hanno fatto il giro della città e sono stati al centro di commenti , discussioni. Tutta la vicenda è stata seguita con grande preoccupazione ,per le sorti della fabbrica, per le divisioni dei sindacati che, dice un anziano operaio oggi in pensione “ non portano niente di buono”. Si discute in piazza Primavera, fuori al bar principale della città.Qualcuno dice che il risultato era prevedibile. Che chi pensava al trionfo della Fiat avrebbe dovuto fare più attenzione al fatto che la fiaccolata non era riuscita come speravano i promotori. L’attenzione si sposta dal risultato del referendum a cosa farà Marchionne. Lello, artigiano meccanico, afferma che l’ipotesi che Marchionne potesse chiudere la fabbrica è sempre stata più una minaccia che una realtà. Gli fa eco Nicola, barbiere di una bottega storica, che ritiene che una intera comunità, quella pomiglianese (i commercianti, le botteghe, le scuole, la Chiesa), risulta essere disponibile a stringersi attorno agli operai del “Gian Battista Vico” per respingere qualsiasi ipotesi di chiusura. Un giovane ricorda che il 25 c’è lo sciopero generale e che a Pomigliano assume un particolare significato, visto anche l’esito del voto che, dice “ non ha cancellato la Fiom”. DA dazebao.org Condividi