PERUGIA - Lo sciopero non e' escluso, ma sara' solo l'ultima strada da percorrere. E' quanto hanno ribadito la Cisl Fp e Uil Fpl dell'Umbria stamani in una conferenza stampa, sottolineando che la battaglia per cambiare la manovra del Governo proseguira' con l'impiego di forme di lotta alternative, come lo sciopero virtuale per i servizi minimi essenziali. Ad essere interessati, i 35mila lavoratori del settore pubblico in Umbria, che se dovessero scendere in piazza determinerebbe ricadute negative nella gia' pesante situazione economica.
I segretari generali regionali Cisl Fp Ubaldo Pascolini e Uil Fpl Marco Cotone hanno annunciato la mobilitazione del 21 giugno, che impegnera' i sindacati e i lavoratori in una fase di volantinaggio nelle amministrazioni pubbliche e nei presidi nelle sedi delle Prefetture, Regione, Anci, Upi, Uncem, Union Camere. La Cisl Fp e Uil Fpl, e' stato evidenziato, continuano a chiedere risposte anche ad Anci, Uncem, Upi, Conferenza Regioni, per la sottoscrizione del nuovo modello contrattuale.
''La mancata sottoscrizione dell'accordo - hanno spiegato- firmato da tutte le associazioni sindacali tranne dalla Cgil, comporta la mancata convocazione dei tavoli negoziali per il rinnovo dei contratti 2010-2012. Il silenzio, al quale hanno tentato di abituarci, e' assordante. Alla luce del nuovo federalismo fiscale, e' assurdo - hanno aggiunto Pascolini e Cotone - che le amministrazioni locali non abbiano previsto, proprio come avviene nel settore privato per i lavoratori impiegati, le risorse economiche per i rinnovi contrattuali dei lavoratori della funzione pubblica''.
Altro tema affrontato quello delle donne, la stragrande maggioranza del personale occupato nel pubblico impiego. ''Sommando la manovra economica e l'accelerazione voluta dall'UE all'equiparazione dell'eta' pensionabile tra uomini e donne - hanno dichiarato congiuntamente gli esponenti sindacali - le lavoratrici verranno doppiamente penalizzate: la loro busta paga rimarra' bloccata per tre anni e in oltre 10mila non potranno andare in pensione entro il 2017, non raggiungendo i requisiti necessari. I risparmi derivanti dovranno essere interamente destinati ad aumentare i servizi sociali per la conciliazione dei tempi di vita-lavoro e per favorire, quindi, l'accesso delle donne nel mercato del lavoro''.
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