di Daniele Bovi
'Na pizza al due, un cappuccio al quattro e una lettera d'intenti con spruzzatina di garanzie al tre. Ruotano tutti intorno agli affari edilizi (e non solo) i tentativi, più o meno incisivi, di salvataggio del Perugia calcio. A meno di 48 ore dal termine ultimo per il deposito in tribunale delle eventuali buste con dentro ciò che serve per salvare il calcio professionistico, anche la giornata di oggi ha riservato indiscrezioni e incontri in quel di palazzo dei Priori. Quel palazzo che qualcuno "evidentemente – comunica Radio Palazzo poco prima dell'ora di pranzo – sembra aver scambiato per un bar dove si può bussare e chiedere una pastarella”.
Fatto sta che mentre spumante e pastarelle arrivano per davvero intorno alle 16 (oggi è infatti il compleanno del sindaco Boccali, auguri), mezz'ora prima dentro lo studio del primo cittadino erano arrivati, accompagnati dall'avvocato altotiberino David Cerrini, i due imprenditori toscani Marco Barghigiani (livornese e responsabile del settore giovanile del Viareggio) e Francesco Ferrante (pisano). Imprenditori edili e di altri settori che hanno sondato il terreno e che sarebbero accompagnati, secondo Cerrini, da altri quattro imprenditori. Le speranze di una partecipazione all'asta di giovedì, va detto subito, sono decisamente bassine. L'incontro con l'imprenditore di Marcellano Torello Laurenti è invece posticipato a domani mattina, mentre oggi è stata costituita, sempre da Laurenti, la società "Real Perugia 1901".
“E' stato un incontro positivo – dice dopo un'ora di summit Cerrini – durante il quale abbiamo trovato un sindaco partecipe dei problemi del Perugia ma abbastanza rassegnato. E' stato un pour parler, i tempi stringono e non sarà un'operazione facile”.
L'inghippo infatti, nonostante fiumi di soldi da spendere (“i soldi non sono un problema”), sta tutto in quelle che Cerrini chiama “prospettive economiche. Abbiamo capito che non è che ci sono tutte queste possibilità di sviluppo così sicure. Il sindaco ci ha detto pure che sono due anni che non riceve una richiesta di concessione edilizia”. I soldi, insomma, non sarebbero un problema: “Qui il problema – dice Cerrini – non è tirare fuori 5-6 milioni ma capire se se ne possono investire cinquanta, certo non solo nel Perugia. Dieci o undici sono a disposizione immediatamente, ma quante possibilità ci sono di investirne 20 o 30?. Il loro è un impero economico”. I due imprenditori, in sostanza, avrebbero interesse ad inserirsi nel tessuto economico locale. Immancabile ovviamente anche il capitolo stadio: “Lo stadio? Ma qual'è – dice sempre Cerrini – la convenienza in C1? Ripeto, c'è incertezza economica per quanto riguarda l'Umbria e non solo”.
Per quanto riguarda le famose “garanzie”, Cerrini comunica che servirebbero “su qualche futuro progetto prossimo” ma che “possibilità di sviluppo non ce ne sono”. Anche il mattone, insomma, soffre le picconate della crisi. Secondi gli imprenditori comunque la decisione relativa alla partecipazione o meno all'asta di giovedì sarà, anche per forza di cose, "velocissima".
Una riflessione però va fatta intorno al concetto di garanzie. Che cosa si intende? Un do ut des nello studio di un sindaco non va neanche preso lontanamente in considerazione e di certo non era nelle intenzioni degli imprenditori che si sono presentati oggi. Una “letterina” di “concessione” dello stadio poi, anche se si aspetta la famosa legge sugli stadi in discussione in parlamento, manco a parlarne. Primo perché il sindaco non può non essendo lo stadio, che so, uno scooter di sua proprietà che può regalare o prestare a qualcuno ma un bene del Comune e quindi della collettività. In caso si volesse avviare un procedimento di questo tipo andrebbe seguito l'iter “classico”, che prevede che una delibera passi prima nelle commissioni consiliari competenti per una prima votazione per poi giungere in Consiglio per una seconda e definitiva votazione. “Qui non siamo – dice qualcuno – in una repubblica sudamericana”. In mattinata poi, racconta sempre Radio Palazzo, una delle segretarie bussa alla porta del sindaco: “Scusi, c'è qualcuno che chiede una lettera”.
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