''Siamo di fronte ad un punto di non ritorno - ha detto Luca Baldoni membro del direttivo Cna Costruzioni Perugia. Da tempo abbiamo denunciato la mancanza di siti adeguati in cui collocare le terre e rocce derivanti da scavi, sbancamenti e, piu' in generale, da movimenti terra. Il ritardo accumulato nell'affrontare tale problematica si riflette pesantemente sull'operativita' e sulla produttivita' delle imprese, gia' pesantemente colpite dalla crisi economica. L'impossibilita' di smaltire gli inerti sta bloccando quei pochi cantieri che nonostante cio' stanno andando avanti''. PERUGIA - Saranno oltre 100 gli imprenditori del perugino che il 21 giugno aderiranno alla manifestazione di protesta organizzata dalla Cna per ''l'impossibilita' di smaltire le terre e rocce da scavo provenienti da lavori stradali e costruzione di edifici, civili ed industriali''. ''Siamo di fronte ad un punto di non ritorno - ha detto Luca Baldoni membro del direttivo Cna Costruzioni Perugia. Da tempo abbiamo denunciato la mancanza di siti adeguati in cui collocare le terre e rocce derivanti da scavi, sbancamenti e, piu' in generale, da movimenti terra. Il ritardo accumulato nell'affrontare tale problematica - ha proseguito Baldoni - si riflette pesantemente sull'operativita' e sulla produttivita' delle imprese, gia' pesantemente colpite dalla crisi economica. L'impossibilita' di smaltire gli inerti sta bloccando quei pochi cantieri che nonostante cio' stanno andando avanti. Le previsioni sono tutt'altro che rosee e, senza alcun provvedimento immediato, molte imprese saranno costrette a chiudere i battenti. La burocrazia tecnico amministrativa sta appesantendo ancora una volta la gia' difficile situazione che le nostre imprese sono costrette ad affrontare quotidianamente.'' Per il settore lavori stradali e costruzioni della CNA, la problematica legata allo smaltimento degli inerti va ad aggiungersi ad altre ben note, aggravando ancora di piu' la crisi del settore delle costruzioni, bloccando o ritardando la realizzazione di nuovi edifici. ''La grande maggioranza degli enti locali - e' detto in una nota della Cna - non ha provveduto ad individuare l'elenco delle aree, anche non degradate, che necessitavano di interventi di miglioramento ambientale che potevano rappresentare i luoghi idonei per lo smaltimento delle terre e rocce da scavo. Alcuni enti si sono attivati per promuovere a livello locale degli accordi tra i proprietari delle cave e le piccole imprese edili e stradali ma sostanzialmente, ''l'esito e stato negativo. I cavatori molto spesso fanno smaltire presso le loro cave solo alcune imprese escludendone altre e soprattutto applicando prezzi per lo smaltimento completamente diversi tra impresa ed impresa. Questo comportamento - ha concluso Baldoni - e' lesivo del principio della libera concorrenza e del libero mercato''. Condividi