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Il mondo della scuola è attraversato in lungo e in largo da profondissime tensioni derivanti dai tagli e dai “riordini” previsti dal decreto Gelmini-Tremonti; gli istituti di ogni ordine e grado stanno rischiando il collasso finanziario e, nonostante gli sforzi e gli impegni degli operatori, stanno perdendo progressivamente la capacità di garantire una adeguata offerta formativa ed educativa ai nostri studenti; si sta mettendo a rischio lo stesso diritto allo studio di milioni di studenti e si stanno perdendo migliaia di posti di lavoro (850 solo nella nostra regione). Di fronte a questo scenario, il direttore dell’ufficio scolastico regionale dell’Emilia Romagna ritiene che i lavoratori e le lavoratrici della scuola non possano esprimere a mezzo stampa “posizioni critiche” nei confronti delle politiche del Governo ritenendo “improprio” che gli stessi lavoratori indirizzino ad alte autorità politiche appelli, richieste od altro per rappresentare la gravità della situazione. Questo è quanto si è letto, con stupore ed indignazione, in una nota riservata dell’USR Emilia Romagna che, non vorremmo, diventasse un pericoloso precedente. Non vorremmo insomma che faccia e diventi “giurisprudenza” perché questa comunicazione è una gravissima lesione alla libertà di manifestazione del pensiero. Noi crediamo che quanto stà avvenendo nella scuola debba avere il diritto di informazione e di rappresentazione. Pretendere addirittura da chi lavora nel mondo della scuola di stare zitti, di non mobilitarsi, di non informare di quanto sta accadendo gli stessi genitori che magari sudano lacrime e sangue per mandare a scuola i loro figli, ci sembra davvero paradossale, soprattutto nel settore nevralgico e più sensibile per la sua stessa missione costituzionale dell’essere il principale fondamento e motore della democrazia e del diritto e del pensiero critico. Perché non poter protestare per la soppressione di indirizzi di studio, per la costituzione di classi di 29/30 studenti o la non concessione di classi in piccoli centri? L’Umbria, per fortuna, vive un clima diverso pur registrando forti prese di posizione sulle pesanti ricadute in termini di occupazione e offerta scolastica. Da parte mia, voglio ribadire la vicinanza a tutti i lavoratori della scuola che, difendendo il proprio posto di lavoro, lottano per il diritto allo studio e per il futuro stesso del nostro Paese; così come mi sento vicino a tutti gli operatori delle scuole che, pur tra i tagli, le incertezze e le preoccupazioni di questi mesi, stanno compiendo sforzi inimmaginabili volti a garantire comunque una qualificata offerta formativa. Questi sforzi testimoniano a tutti la loro dedizione ad un lavoro complesso, spesso mal retribuito ed ora considerato quasi come superfluo ed indegno di valorizzazione. Parlino pure, pertanto, i nostri insegnanti; dicano pure e liberamente quello che sta succedendo nella scuola anche della nostra regione. La provincia di Perugia e il suo assessore alla pubblica istruzione, invece del bavaglio, farà loro da megafono. Condividi