di Daniele Bovi
Con un preliminare di vendita praticamente scritto sulla carta del pane Covarelli e i finti cavalieri di Malta hanno cercato di tappare con 13 milioni di euro (sulla suddetta carta) un buco da oltre 80 milioni. A tanto, infatti, ammonta il crack del Perugia e della Mas. Sono due sentenze pesantissime quelle depositate ieri mattina (e notificate oggi alle parti) con le quali il giudice Rana decreta il fallimento del Perugia Calcio srl e della Mas srl, l’immobiliare che fa capo a Leonardo Covarelli che deteneva il 100 per cento delle quote della società sportiva. Da ieri, infatti, agli uffici del Perugia e su tutte le porte degli immobili della Mas sono stati apposti i sigilli.
Le sentenze di Rana raccontano una storia fatta di tanta carta e zero filigrana. Alcune parti di questa storia i lettori più attenti di Umbrialeft le conoscono dal novembre scorso, in piena epoca del “tutt’a posto”. Al centro delle due sentenze c’è l’ormai famigerato preliminare-patacca depositato sulla scrivania del giudice Rana martedì scorso. Nella notte tra lunedì e martedì infatti Covarelli sostiene di aver raggiunto un accordo “serio” con la Osj Knights of Malta Foundation, società con sede a Lutterworth (Inghilterra) che nulla ha a che vedere con i cavalieri di Malta. Quelli veri. La Foundation infatti è una delle tante scatole societarie che sfruttano il bengodi della legislazione fiscale inglese.
In base a quel preliminare la Foundation si impegnava ad acquistare per 13 milioni la Mas e il Perugia. Fin da pochi minuti dopo la sentenza gli avvocati dei creditori fanno capire come su quel preliminare ci siano forti dubbi. Dubbi espressi da Rana in aula e che poi il giudice metterà nero su bianco. Rana parla infatti espressamente di “assoluta intrinseca inaffidabilità ed inattendibilità del contratto esibito per molteplici motivi, non solo formali ma anche sostanziali”. Il documento infatti “non offre alcuna certezza né in ordine all’esistenza e solvibilità dell’acquirente né in ordine all’esistenza dei poteri rappresentativi in capo all’avvocato Franco Rossi”. In special modo, come raccontavamo martedì pomeriggio, mancava pure la procura speciale a favore dell’avvocato. Gravi incertezze poi sono rilevabili a proposito delle modalità, termini e tempi di pagamento.
La pietra tombale sul preliminare arriva poche righe più tardi, quando Rana sostiene che pur “volendo fideisticamente credere al preliminare”, i 13 milioni “non sarebbero comunque sufficienti a coprire le posizioni debitorie neanche del solo Perugia Calcio”. I debiti, infatti, superano “abbondantemente” quella somma. Quanti non è neanche facilissimo dirlo. Ci sono i 14 milioni di Lo Sole, i 3 di Pomponi, i 4 milioni a bilancio e i 200mila euro dei “piccoli” creditori. Il bilancio al 30/6/2009, inoltre, non è stato depositato. Le “desistenze” di Lo Sole e Pomponi poi, come si spiegava a suo tempo su queste colonne, “non significano estinzione dei crediti”. Altrimenti addio alla par condicio creditorum.
Sempre sul fronte bilanci poi Rana si sofferma sui crediti “verso altri” che ammontano a un milione 769mila euro. “Dalla nota integrativa – dice Rana – non se ne comprende la composizione. Risulta probabile che corrispondano a crediti verso soci per versamenti in futuro aumento di capitale iscritti contabilmente dalla società quale artifizio per azzerare la perdita d’esercizio”. E visto che i soci, in questo caso, sono uno soltanto, fare due più due non è poi così difficile. Dotarsi di Moment e seguire l’esempio: la mia società a socio unico ha un capitale di 1000 euro e una perdita di 1800 euro. Per ripianare quella perdita azzero il bilancio, lo ricostituisco al minimo di legge e scrivo in bilancio che quei 1800 euro sono in “futuro” aumento di capitale e intanto li metto come credito verso me stesso (per rinfrescare la memoria clicca qui
http://www.umbrialeft.it/node/27273). Et voilà, perdita azzerata.
I debiti poi (così come le perdite d’esercizio) in soli due anni subiscono una vera e propria escalation: si va dai un milione e 500mila euro agli oltre 4 milioni. Dentro c’è di tutto: da quelli con le banche (circa 690mila) a quelli “non ben specificati” pari a 664mila euro. La mazzata finale poi è arrivata dall’istanza presentata dalla Procura sulla base della denuncia del collegio dei sindaci del Perugia Calcio. Anche qui, come sopra, c’è di tutto: in sintesi c’è “incertezza assoluta in ordine alla reale situazione finanziaria e debitoria” nonché “condotte dell’amministratore alquanto nomale”. Forse ci si riferisce anche al periodo subacqueo della società. Tutti questi motivi costituiscono gli “elementi plurimi e convergenti” per decretare lo stato d’insolvenza. Insolvenza che risale non a ieri ma “almeno dal 2007-2008”, ossia da quando Covarelli ha preso in mano la società.
IL CAPITOLO MAS La situazione dell’immobiliare di Covarelli è di dissesto totale. In più occasioni il patron aveva affermato come gli immobili “liberi” valessero almeno il doppio dei debiti. Rana è di diverso avviso. Secondo l’ultimo bilancio depositato (risalente al 30 giugno 2008) i debiti ammontano a 70 milioni e 200mila euro. In un passaggio il giudice parla di vera e propria “esplosione del passivo negli ultimi due anni”: i debiti con le banche salgono da 5 a 44 milioni di euro, quelli verso i soci valgono 7 milioni, quelli verso i fornitori quasi un milione mentre quelli “non ben specificati” salgono da 41mila euro a 4 milioni e 300mila euro. Tutto ciò a fronte di un “attivo reale che appare inconsistente e composto per lo più da poste di natura finanziaria”. A tutto ciò, così come per il Perugia Calcio c’è da aggiungere il bombardamento di protesti, pignoramenti, ipoteche e procedure esecutive pendenti. Un passaggio particolarmente duro riguarda l’attività della Mas. Secondo Rana infatti nel 2006, 2007 e 2008 “la società ha ampliato a dismisura la propria attività senza essere dotata di patrimonio netto sufficiente”.
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